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Volkswagen Maggiolino: il mio primo milione (di esemplari)

65 anni fa, il 5 agosto del 1955 usciva dalle catene di montaggio il milionesimo Maggiolino: un esemplare speciale verniciato in color oro per festeggiare un traguardo importante, un risultato straordinario se si pensa alla capacità produttiva dell’industria postbellica.

Il Maggiolino nasce con la Volkswagen, ma a ben vedere è la Volkswagen stessa a rappresentare intrinsecamente questo modello: “l’auto del popolo” nacque per volere di Hitler, un’utilitaria per il popolo tedesco per dare il via alla motorizzazione di massa in Germania. Nel 1938 vennero sviluppati i primi tre prototipi marcianti, poi la presentazione in pompa magna al Salone di Berlino del 1939. Il modello suscitò grande entusiasmo nel Fuhrer e nella popolazione, ma l’avvento della Seconda Guerra Mondiale bloccò la produzione in serie che cominciò ufficialmente dopo la fine del conflitto: nel 1946 le Volkswagen “Typ 1” prodotte erano già 10 mila, di lì a poco il Maggiolino cominciò a percorrere le strade di tutto il mondo.

La strada verso il successo. Inizialmente le Volkswagen erano viste (nel migliore dei casi) con sospetto: la ferita della guerra era ancora fresca in molti Paesi e l’abbinamento alle svastiche era quasi scontato. In poco tempo però l’utilitaria tedesca con le linee morbide e sinuose riuscì a imporsi trasversalmente ponendosi al di sopra delle ideologie politiche, divenendo anzi uno dei modelli più apprezzati in tutto il mondo. Alla base del successo l’affidabilità e la versatilità; il Maggiolino mantenne sempre un motore boxer quattro cilindri raffreddato ad aria, che nei primi modelli erogava 22,5 CV ed aumentati man mano nel corso delle oltre quattro decadi della sua produzione. Anche il telaio con scocca separata e sospensioni a ruote indipendenti furono una costante durante gli oltre 40 anni di produzione. Nel 1949 venne presentata la versione Cabriolet realizzata dalla carrozzeria Karmann, che donava al Maggiolino un ulteriore tocco lezioso.

Passaporto internazionale. Venduto in tutto in tutti i Continenti, il Maggiolino assunse denominazioni diverse: inizialmente doveva essere commercializzato come KdF Wagen (Kraft durch Freude, “auto della Forza attraverso la Gioia”), ma venne indicato ufficialmente come Käfer (scarabeo) nei Paesi di lingua tedesca solamente nel 1967. Nell’immaginario collettivo la somiglianza con il coleottero è stata lampante sin da subito. Per questo venne indicato come Beetle nei Paesi anglofoni, Maggiolino (o Maggiolone a seconda delle cilindrate) in Italia, Escarabajo nei Paesi di lingua spagnola…  L’epopea iniziò con un articolo del New York Times, e la “Beetle” iniziò pian piano a far breccia negli Stati Uniti: una missione non facile in un Paese in cui tutto doveva essere grande, ma la famosa campagna “Think Small” (pensa piccolo) riuscì a far cambiare un po’ le abitudini automobilistiche del popolo americano. Arriviamo così al 5 agosto del 1955: quel giorno venne prodotto il milionesimo Maggiolino, un traguardo incredibile per l’epoca.

Successo mondiale.
La produzione intanto si allargò a tutto il mondo: il Maggiolino venne costruito in Germania, Belgio, Jugoslavia, Nigeria, Sudafrica, Messico, Brasile, Venezuela, Filippine, Indonesia, persino in Australia! Dal lunotto a due vetrini si passò a quello ovale unico, poi uno ancora più grande; un nuovo impianto elettrico, così come paraurti, finiture e il dimensionamento della fanaleria, il Maggiolino si evolveva col tempo, ma i tratti salienti del design restarono immutati. Nel 1974 lo storico stabilimento di Wolfsburg, cattedrale del potere Volkswagen, cessava di essere la “casa del Maggiolino”. La produzione venne spostata a Bruxelles, ma i volumi di produzione maggiori erano quelli Oltreoceano. Dal 1981 terminò ufficialmente la produzione del Maggiolino in Germania: la nuova patria del Maggiolino diventava Puebla, in Messico.  Qui, nel 1992 la produzione raggiunse quota 20 milioni di esemplari, un successo mondiale. Le vendite triplicarono rapidamente grazie anche al sostegno del governo messicano che riducendo i prezzi del 20%, rese il Maggiolino l’auto più diffusa (e amata) del Paese. La produzione del Maggiolino classico proseguì fino al 2003, concludendosi con, l’edizione finale “Ùltima Ediciòn”, decorata con motivi floreali nei colori della bandiera messicana. 

Fine di un’era.
Il pensionamento del Maggiolino segna la fine di un ciclo produttivo che ha caratterizzato un secolo di industria automobilistica, ma anche un modo per consacrare una grande icona del design. Il mito del Maggiolino ha continuato a vivere nelle due serie della New Beetle, (1998 e 2011 rispettivamente) divenute autentiche instant classic in un panorama automotive sempre più omologato.

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