Lampedusa: l’isola delle Méhari - Ruoteclassiche
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21/08/2024 | di Andrea Paoletti
Lampedusa: l’isola delle Méhari
Nel fazzoletto di terra più a sud d’Italia si trova la più alta concentrazione per km² delle simpatiche spiaggine Citroën
21/08/2024 | di Andrea Paoletti

Sarà l’effetto nostalgia, la voglia di libertà, l’innata simpatia che da 56 anni a questa parte contraddistingue la Citroën Méhari, fatto sta che, tra le auto a noleggio a Lampedusa, è di gran lunga la più richiesta, con liste di attesa e l'obbligo di prenotarne una con mesi di anticipo. Complice una vacanza nell’isola più a sud d’Italia, abbiamo cercato di capire le origini di questo fenomeno.

Nata economica, ora è da collezione. Lanciata nel 1968 e prodotta per quasi vent’anni, quella che si può definire la prima auto pensata esplicitamente per il tempo libero è uno dei simboli più radicati dell’estate, un piccolo mito balneare, una parte fondamentale dell’immaginario automobilistico legato alle vacanze. Un’auto passata indenne attraverso vari decenni evolvendosi, da auto economica e versatile, a pezzo da collezione con quotazioni crescenti, trattato con i guanti e conservato in garage.

Arriva ovunque. L’esatto contrario di ciò che avviene a Lampedusa: qui turisti e isolani ne sfruttano senza troppi riguardi le caratteristiche che hanno dato origine al suo nome di battesimo, ovvero “mahri”, i dromedari da corsa della penisola arabica. Come loro, la piccola bicilindrica Citroën è poco assetata, non necessita di grandi cure (vedi manutenzione), è spartana e adattabile, ma soprattutto inarrestabile tra le dune o sui percorsi accidentati, grazie alla leggerezza (475 kg) e all’escursione delle sospensioni.

Ce n’erano più di 1.000. Proprio quest’ultime caratteristiche sono il segreto della sua straordinaria diffusione a Lampedusa: Alessandro Giardina, noleggiatore, ma anche meccanico e carrozziere durante la stagione invernale, racconta che fino ai primi anni 2000 - quando il timore di non poterle più usare in quanto troppo inquinanti ne fece rottamare o vendere a centinaia - sull’isola "soggiornavano" ben oltre 1.000 esemplari, ora ridotti a circa 500-600. Un numero comunque ragguardevole che testimonia la loro robustezza.

Portano orgogliosamente il segno degli anni. Arrivate sull’isola nei primi anni 80 al seguito di chi, dal Nord Italia, si costruiva una casa per le vacanze, sono state subito adottate anche dagli isolani, trasformate in auto “tutto fare”. Per questo motivo, dopo decenni di utilizzo, il parco macchine porta segni che provocherebbero un mancamento ai puristi: la caratteristica carrozzeria in plastica Abs (inattaccabile dalla ruggine, cosa molto gradita nelle località marittime) è infatti spesso verniciata in modo approssimativo e con accostamenti di colore arditi. Per non parlare degli interni: non ce n’è una che abbia un cruscotto completo (e dire che di pezzi ce ne sono veramente pochi).

La libertà al potere. Tra portiere e tergicristalli rimossi (tanto non piove e se piove si rischia una doccia), specchietti retrovisori recuperati da ciclomotori, assi di legno sul pianale e altri accorgimenti dovuti alla sopravvivenza, le Méhari di Lampedusa danno vita a un insieme eterogeneo e colorato che è parte integrante del paesaggio. Le si possono trovare ovunque e le espressioni sorridenti di chi si trova a bordo e le usa in modo spensierato raccontano tutto. La Méhari è nata libera ed è una delle poche auto al mondo che queste emozioni le trasmette dopo pochi metri al suo volante, con una ricetta ineguagliata e ineguagliabile.

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