L’attentato a Wojtyla e quella “piccola vettura bianca” - Ruoteclassiche
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13/05/2021 | di Giosuè Boetto Cohen
L’attentato a Wojtyla e quella “piccola vettura bianca”
A quarant'anni esatti dall'attentato a Papa Wojtyla, Automobili nella tempesta ripercorre quei momenti drammatici che tennero il mondo con il fiato sospeso.
13/05/2021 | di Giosuè Boetto Cohen

Il viso del Papa contratto dal dolore, la pistola di Agca alta sulla folla, la piazza che ondeggia. Ma c’è un’altra icona nell’attentato di quarant’anni fa a Giovanni Paolo II. E’ la Campagnola scoperta, dono della Fiat, “una piccola vettura bianca” come la definì il primo flash del TG1, su cui si consumò la tragedia e che corse via - come meglio poté - per portare Wojtyla verso la salvezza. Un fior di tempesta, per la nostra rubrica

Dicono che gli americani ricordino tutti dove erano e cosa stavano facendo quando seppero dell’attentato al presidente Kennedy. La CBS, che aveva in onda una sit-com per casalinghe, interruppe la trasmissione con un cartello e una voce fuori campo, che riportava l’incredibile notizia.
Anche l’Italia ha avuto la sua Dallas, con un esito fortunatamente meno tragico. Era il 13 maggio 1981, quando Papa Wojtyla fu colpito mentre anche lui attraversava la folla festante su un’automobile scoperta. E anche molti di noi, a quarant’anni di distanza, ricordano perfettamente il momento in cui appresero i fatti. La televisione, in diciotto anni, aveva fatto passi da gigante, ma il modo in cui il TG1 della RAI informò il mondo con un’edizione straordinaria alle 17.35 fu assolutamente “radiofonico”: una sola foto del papa sorridente e il povero Roberto Valentini, pretesco come non mai, che marcava i sospiri o forse era davvero sconvolto. Si disse che il Santo Padre viaggiava su una “piccola vettura” scoperta o “una macchina bianca” e che ignoti avevano sparato ferendolo per certo, non si sapeva quanto gravemente. Poi le notizie arrivarono, ma non le immagini del crimine, che giunsero grazie a una troupe della tv tedesca che girava un documentario.

Omaggio torinese. Fu solo allora che la Campagnola SCV3, dono della Fiat in occasione della visita a Torino, l’anno prima, divenne famosa. E i fotogrammi della papamobile (anche se nessuno, al tempo, osava chiamarla così) con il papa accasciato sulle panchette, che accelera e curva nella piazza, veloce ma non troppo, con gli uomini del cerimoniale che sgambano e un poliziotto sovrappeso che si tiene il cappello, sono entrate nella storia. Una tempesta coi fiocchi, per la nostra rubrica.
Il Pontefice considerò che la ricorrenza dell’apparizione di Fatima (proprio il 13 maggio) gli fosse stata propizia e che la Madonna, a cui era particolarmente devoto, aveva deviato i colpi di Ali Agca. Altri pensano che lo strano giovanotto turco abbia avuto davvero una pessima mira, perché se al suo posto ci fosse stato Oswald, a tre metri di distanza e il bersaglio a passo d’uomo, la storia – tutta la storia su cui il Papa polacco ha avuto un peso – sarebbe andata diversamente.

Scampato pericolo. Ma già poche ore dopo il Pontefice era fuori pericolo e contrariamente a quanto accaduto per altre vetture macchiate di sangue, SCV3 tornò presto a rotolare sui sampietrini. Almeno appena Giovanni Paolo II si fu rimesso. A nulla valsero gli scongiuri degli esperti della sicurezza, che chiedevano un nuovo mezzo, blindato e inviolabile. Wojtyla non sentì ragioni e continuò a benedire la folla dalla Campagnola bianca, in spregio al pericolo e fiducioso nella benevolenza della Madonna lusitana. Nella cui corona, come alcuni ricorderanno, fece poi incastonare la pallottola sparata.

La piccola vettura bianca. Anche la Fiat 1107A, versione civile benzina, tappezzata in pelle bianca dal reparto vetture speciali della Fiat oggi è in mostra. Quasi un oggetto di culto, almeno per gli appassionati del modello e i visitatori che hanno ancora la forza, usciti dai Musei Vaticani, di allungare il passo fino alla Galleria delle Carrozze.
La “piccola vettura bianca” è lì, sotto un’immagine del Papa ferito. Le Michelin da neve mordono un prezioso pavimento di travertino, le bandiere gialle e oro non sventolano, ma ci ricordano dove siamo, lunghi cordoni di velluto rosso incutono il dovuto rispetto. Nell’arca successiva ci sono altre papamobili, una Toyota e una Land Rover Santana, poi la G-Wagen cara a Ratzinger, una modesta R4 e l’ultimo Maggiolino prodotto, arrivato dal Messico. Anche loro, in fuoristrada, avrebbero qualcosa da dire.
Ma il confronto non regge: l’automobile-icona di Giovanni Paolo II, il Papa venuto dal freddo, Wojtylaccio – come lo chiamava Benigni – Santo Subito come lo incoronarono poco dopo l’ultimo respiro, resterà per sempre la Fiat Campagnola.

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