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09/03/2023 | di Redazione Ruoteclassiche
Buon compleanno, Inter: ti meriti un’Aston Martin
Il 9 marzo 1908 fu fondata a Milano la squadra dell'Inter, il suo presidente più vincente, Massimo Moratti, ha posseduto un'Aston Martin Virage
09/03/2023 | di Redazione Ruoteclassiche

La squadra milanese è stata fondata il 9 marzo 1908 a Milano. Il presidente più vincente della storia dei nerazzurri è stato Massimo Moratti, che ebbe, nel suo garage, anche un’Aston Martin Virage, questa. Ora di proprietà di un collezionista romano

Il 9 marzo 1908 un gruppo di giovani si riunisce al Ristorante l’Orologio, alle spalle del Duomo di Milano. È sera. Quei ragazzi, in dissenso con la dirigenza del Milan (che non voleva un giocatore svizzero), decidono di fondare un’altra squadra di football milanese. Così nasce l’Internazionale (e quello svizzero avrà il suo posto in campo). Ricordare i 115 dell’Inter è l’occasione per parlare dell’Aston Martin Virage, che appartenne a Massimo Moratti, presidente della Beneamata dal 1995 al 2004 e poi, di nuovo, dopo il biennio di Giacinto Facchetti, dal 2006 al 2013.

La rivoluzione. Il 1989 è stato un anno cruciale per gli appassionati di Aston Martin: la celeberrima, classica V8, datata 1973, va in pensione, sostituita dalla Virage. Perché la più nobile delle marche sportive britanniche compie questo passo? Non solo perché la poderosa V8 è ormai obsoleta, ma perché sono arrivati i quattrini freschi della Ford, che dal 1987 ha acquistato l’Aston Martin. Il nuovo modello conserva tutte le caratteristiche di pregio di quello precedente: il motore V8 di 5,3 litri, aggiornato con l’iniezione Weber-Marelli e le nuove testate a 4 valvole per cilindro progettate dallo specialista americano Callaway (325-335 CV a seconda dei metodi di omologazione), pelle Connolly a volontà e radica di noce a profusione. Lo stile è inedito: perde la linea molto classica per adottarne una più moderna, ma ne conserva le proporzioni. Per ridurre il peso, si torna alla “pelle” della carrozzeria in alluminio, come ai tempi della collaborazione con Touring.

Per pochi. Al lancio viene annunciato un prezzo di 90 mila sterline: assolutamente competitivo. Ma quando iniziano le consegne, complice l’inflazione, è già schizzato a 125 mila. In Italia i primi esemplari giunti nelle mani dei (rarissimi) clienti vengono pagati 414 milioni di vecchie lire. Un prezzo folle per la nuova sportiva di Newport Pagnell, che così è alla portata di pochissimi. Tra questi fortunati c’è Massimo Moratti, erede della dinastia di petrolieri, già proprietari dell’Inter, che all’epoca sta sognando di emulare il ciclo vincente della grande Inter di papà Angelo. Moratti guidava personalmente la sua Virage. E anche di frequente, dimostrando grandissima abilità alla guida della supercar. Che, per chi gli stava accanto, era molto più che un salotto. La Virage è poi passata nelle mani di un giovane collezionista romano appassionato di supercar.

Un puzzle. La Virage è un’auto ricca di contraddizioni, che per un certo periodo dopo l’uscita di produzione è stata poco amata dai collezionisti, specie nella sua prima edizione. Per la potenza non eclatante in relazione al peso (in ordine di marcia sfiora i 1.800 kg), per il cambio automatico di derivazione Chrysler a 3 soli rapporti, diventati 4 a partire dal 1993), per la componentistica secondaria attinta un po’ ovunque, anche da automobili molto meno nobili (i fari anteriori sono dell’Audi 200, quelli posteriori della Volkswagen Scirocco II serie, il piantone dello sterzo è di origine General Motors, i comandi della climatizzazione sono della Jaguar, gli specchi esterni dell’ultima Citroën CX). Insomma, a livello di dettagli, la Virage è un puzzle. Oggi la Virage è quotata quasi 100 mila euro se perfetta, 65 mila se in buono stato. Nel 1996 il nome Virage scompare per tornare alla sigla V8 (con modifiche estetiche simili alla Vantage).

La prova. Sulla Virage il sound del V8 è un brontolio sordo ai bassi regimi, che cambia tono quando sale di giri e diventa un ruggito. L’accelerazione è poderosa; il ponte posteriore De Dion assicura sempre una buona tenuta. L’abitacolo è un salotto di Buckingham Palace, con abbinamenti dei pellami (nel nostro caso beige e verde alternati con gusto) che definire magnifici è poco. Note dolenti? Lo sterzo leggerissimo (troppo), il cambio durissimo, la frizione granitica (in città è insopportabile). Il consumo vorace che si attesta attorno ai 4 km/litro.
Ma appena la Virage può sgranchire i muscoli in un percorso misto oppure sfogarsi in autostrada, la sua natura da granturismo prende il sopravvento: ogni rumore esterno è bandito, il timbro di voce del V8 fa la gioia (anche) degli altri automobilisti, la ripresa è esaltante qualsiasi sia il rapporto innestato.

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