Audi TT Roadster: veloce, ma poco diffusa - Ruoteclassiche
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01/04/2024 | di Andrea Paoletti
Audi TT Roadster: veloce, ma poco diffusa
Arriva alla fine degli anni 90, ultima tra le spider che hanno rivitalizzato quella nicchia di mercato, non riscuotendo un enorme successo, a dispetto delle performance
01/04/2024 | di Andrea Paoletti

C’è un aspetto fondamentale dell’Audi TT Roadster che va considerato: a differenza delle altre spider degli anni 90, non era nata come tale, ma era “semplicemente” la versione scoperta della TT Coupé, autentica icona di design della Casa dei Quattro Anelli.

Pianale in casa. Va anche detta un’altra cosa: sotto le vesti il pianale era quello di una A3/VW Golf. Nessuno scandalo, ma forse molti appassionati della guida con i capelli al vento, a fronte di un prezzo impegnativo (quasi 80 milioni di lire per la versione “quattro” da 225 CV), optarono per le rivali. La sorella chiusa, presentata un anno prima, nel 1998, aveva stupito per il design coraggioso che evocava le Auto Union degli anni 30, pur con un tocco decisamente moderno. Nel complesso, si può dire che la coupé fosse più aggraziata della Roadster, la quale scontava inoltre il fatto di essere l’ultima arrivata sul mercato delle spider.

Quattro e V6. Equipaggiata al lancio con un quattro cilindri 1.8 turbo, 20 valvole, in due step di potenza, 180 CV con trazione anteriore e integrale, e 225 CV abbinato alla sola trazione “quattro”, la TT pagava dazio a livello di maneggevolezza sia per il peso, ben 1.515 kg, sia per la distribuzione delle masse, quasi al 60% sull’asse anteriore. Ciononostante, le prestazioni erano decisamente interessanti, con la meno potente delle due che impiegava meno di 8 secondi per arrivare ai 100 orari e una velocità di punta di 225 km/h, mentre la 4x4 si attestava a 7,1 secondi e 237 km/h. Ad ampliare la gamma arrivarono nel 2001 la 1.8 da 150 CV, e nel 2003 una versione “quattro” equipaggiata con il 3.2 V6 di derivazione Volkswagen da 250 CV, abbinata a un cambio a 6 marce a doppia frizione. Il restyling del 2002 fu minimo: nuovi cerchi di lega da 17 pollici e ritocchi di potenza. Inoltre, venne introdotto il pacchetto S-Line per caratterizzare esterni e interni in modo più sportivo, in pratica replicando il look della 3.2.

La seconda anche diesel. Nel novembre 2006 arrivò nelle concessionarie la seconda generazione, che crebbe in dimensioni (4,18 metri), ma perse in parte in originalità estetica. La sportiva tedesca adottò il 2.0 TFSI da 200 CV utilizzato anche dalla Golf GTI, mentre il telaio venne aggiornato con una parte anteriore di alluminio per migliorare la distribuzione dei pesi. Vennero anche offerte in opzione le sospensioni adattive Magnetic Ride. La novità più eclatante però fu l’introduzione di un 2.0 turbodiesel da 170 CV, operazione quasi blasfema per una spider, parzialmente digerita grazie a prestazioni - 0-100 in 7 secondi e 230 km/h di velocità massima - che si accompagnavano a consumi molto ridotti.

Più rare delle coupé. L’avventura della Roadster proseguì in parallelo con la coupé e la terza (e ultima) generazione, che sbarcò nel 2014, portando a 25 anni totali la vita del modello, anche qui con un design ulteriormente squadrato e una gamma di nove motorizzazioni (inclusa la diesel), con diversi livelli di potenza. Dal punto di visto collezionistico, le Roadster riscuotono un discreto interesse, con quelle della prima generazione che si trovano, ma sono senz’altro in netta minoranza rispetto alle sorelle coupé. Le quotazioni delle scoperte partono dai 10.500 euro delle “1.8”, per salire ai 13,5 delle “quattro”, arrivando ai 22.500 euro per le 3.2 V6 quattro.

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