Per la prima volta, il trittico di Alfa Romeo B.A.T. disegnate da Franco Scaglione per Bertone sarà messo all’asta in un unico lotto da RM Sotheby’s a New York. È ancora più significativo che l’asta sia dedicata non all’automobile, ma all’arte e al design italiano negli anni 50.
“Il poter offrire le B.A.T. Alfa Romeo in un singolo lotto è un’opportunità che capita una volta sola per generazione. Queste tre auto spettacolari sono fra le opere più immediatamente riconoscibili e importanti del design automobilistico. Non essendo mai state cedute insieme, l’offerta di questo trittico potrebbe non avvenire mai più in futuro. L’importanza di questa vendita all’asta non può essere sottovalutata sia dal mondo dell’auto classica, sia da quello dei collezionisti d’arte”. Per una volta, l’iperbole è giustificata. Le parole di Rob Myers, amministratore delegato di RM Sotheby’s, fotografano con precisione l’importanza dell’asta Contemporary Art Evening Sale del 28 ottobre a New York. Per la prima volta volta, il trittico delle B.A.T. – Berlina Aerodinamica Tecnica – cinque, sette e nove andranno all’asta in un unico lotto per il quale è stato stimato un valore finale fra i 14 e i 20 milioni di dollari. Salvo prevedibili sorprese: perché – e questo è ancora più significativo – le B.A.T. compariranno in in un contesto di vendita di opere d’arte e di design del secondo Dopoguerra italiano, fra le opere radicali e modernissime di Lucio Fontana e Carlo Mollino.
Come la Cisitalia 202. La prima automobile al mondo esposta nella collezione permanente del Museum of Modern Art (MoMA) di New York aveva già decretato come il lavoro degli stilisti e dei carrozzieri torinesi esulasse dal campo automobilistico. Un altro aspetto interessante è che il trittico di Alfa Romeo B.A.T. non è mai stato ammirato al completo, se non in occasione del Concorso d’Eleganza di Pebble Beach del 1989. Furono accompagnate da Nuccio Bertone, cioè proprio colui che ne supervisionò la costruzione. Dopo quell’apparizone, l’attuale proprietario le acquisì una dietro l’altra provvedendo al loro restauro. Da allora sono apparse singolarmente e in rarissime occasioni rafforzando l’aura di mito che si è formata intorno ai tre prototipi. Le Berline Aerodinamiche Tecniche furono scolpite nell’aria per i Saloni di Torino del 1953, ’54 e ’55. Sono considerate da molti come i prodotti di design auto più rappresentativi del decennio della “jet age” e un chiaro segno di come in Italia si guardasse molto avanti, oltre lo spazio, il tempo e le stesse capacità produttive. Per quanto realizzati intorno alla prima berlina di serie Alfa Romeo, i prototipi stupirono grazie alle loro linee scultoree.
B.A.T. 5, 1953. Lo stilista toscano Franco Scaglione realizzò un design che massimizzasse l’aerodinamica intorno all’autotelaio dell’Alfa Romeo 1900. Il Portello non interferì nel processo di design limitandosi a fornire il motore a 4 cilindri da 90 cavalli accoppiato alla trasmissione a 5 marce. Con la sua carrozzeria avveniristica, la B.A.T. 5 balzò nell’iperspazio contando sulla velocità massima di duecento chilometri orari, grazie al coefficiente di resistenza incredibilmente basso di 0,23 Cd, notevole anche per gli standard di oggi. I suoi paraurti molto pronunciati, le prese d’aria frontali, i vetri avvolgenti, le strette pinne e le carenature delle ruote produssero un design letteralmente “fuori dal mondo”.
B.A.T. 7, 1954. Dopo aver stupito il mondo, alla Bertone si cominciò subito a lavorare sul prototipo successivo. Dato il successo della prima B.A.T. 5, Scaglione fu incoraggiato a enfatizzarne le caratteristiche aerodinamiche meno spettacolari. La sezione frontale diventò meno sfrontata, il cofano fu abbassato di sei centimetri, mentre le pinne caudali aumentarono di dimensione avvolgendosi intorno al lunotto. Restarono parzialmente scoperte le ruote anteriori. Risultato: il coefficiente d’attrito scese ulteriormente a 0,19 Cd. Vale sempre la pena notare che questo “concetto spaziale” fu ottenuto senza l’ausilio della galleria del vento, né di elaboratori elettronici di calcolo.
B.A.T 9, 1955. La terza e ultima B.A.T. fu anche la più possibile e meno Batmobile, meno “space age”. Il prototipo vide un interesse più concreto da parte dell’Alfa Romeo, guidata dal desiderio di aggiungere al cosiddetto “effetto wow” l’applicazione di un design così radicale all’utilizzo su strada. Scaglione esplorò il tema gran turismo in un’interpretazione personalissima. Ridusse le dimensioni delle pinne per migliorare la visibilità posteriore ed eliminò le “sottane” alle ruote posteriori. Una linea di cintura più pronunciata fu accompagnata dall’apparizione della griglia triangolare della Giulietta Sprint con il fregio Alfa Romeo, tanto per chiarire ogni dubbio sull’ufficialità del progetto. Nonostante l’approccio più pratico, il design supersonico fu ancora più apprezzato per la capacità di coniugare forma e funzione. Il filo stilistico delle tre Berline Aerodinamiche Tecniche venne parzialmente proseguito da Scaglione anche sulla spider NSU Prinz Sport con motore Wankel, mentre più di 50 anni dopo la Bertone diede seguito alla serie con la B.A.T. 11, realizzata su meccanica Alfa Romeo 8C Competizione.