Lancia Hyena, la belva griffata Zagato - Ruoteclassiche
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29/01/2022 | di Giancarlo Gnepo Kla
Lancia Hyena, la belva griffata Zagato
Nel 1992 Zagato annunciava la produzione, in serie limitata, di una nuova sportiva realizzata sulla base della Delta HF Integrale: nasceva così la Lancia Hyena.
29/01/2022 | di Giancarlo Gnepo Kla

Sviluppata sulla meccanica della Delta HF Integrale, nei primi anni 90 l’inedita sportiva rinsaldava la storica collaborazione tra l’atelier milanese e il marchio Lancia.

La genesi della Lancia Hyena ebbe inizio nel 1990, quando Elio e il figlio Andrea Zagato, a capo della storica Carrozzeria di famiglia, conobbero Paul Koot: imprenditore e grande appassionato olandese che si occupava dell’importazione e della manutenzione di auto italiane presso la sua azienda, la Lusso Service Holland.
Nell’anno dei mondiali Italia ‘90 e con la Delta ancora sulla cresta dell’onda, Koot e gli Zagato iniziarono a considerare una nuova Lancia sportiva: due posti secchi e con l’immancabile doppia gobba sul tetto. L’auto avrebbe rinverdito i fasti dell’asse Torino-Milano, inaugurato negli anni 60 con le Flavia Sport e proseguito fino alla Beta Spider. Senza contare, ovviamente, le fortunate Fulvia Sport e Super Zagato.In tempi più recenti, a Terrazzano di Rho, avevano anche realizzato una “fuoriserie” su base Lancia Delta ma questa volta c’era la possibilità di spingersi oltre, con un coupé da proporre in serie limitata: una instant classic da affiancare alle Alfa Romeo RZ e SZ.

L’origine del nome. Per il progetto venne incaricato il designer Marco Pedracini, il quale avviò gli studi per una coupé sportiva non troppo complicata da industrializzare. E così fu: sul pianale meccanizzato della Lancia Delta HF Integrale venne montata una nuova scocca in alluminio, modellata a Rivalta dalle maestranze della Opac.
Nell’analisi delle proposte di stile, Andrea Zagato scorse una certa similitudine tra la silhouette dell’auto e il profilo di una iena, dotata di una particolare struttura fisica e la cui muscolatura degli arti anteriori è sviluppata quanto quella degli arti posteriori, a garanzia di un’agilità fuori dal comune. Alla luce di queste considerazioni, la nuova sportiva Lancia si sarebbe chiamata “Hyena”.

Design Zagato. Lo stile della Lancia Hyena sintetizzava la filosofia razionalista e funzionalista che accompagna Zagato sin dalla sua fondazione, nel 1919. Le rotondità delle superfici esterne, pur con l’approccio lineare e tipico della Carrozzeria milanese, esprimevano nelle loro volumetrie una certa muscolarità. Nella vista laterale, ad esempio, la Hyena ricordava la particolare Fulvia Sport Zagato di fine anni 60. Sul frontale spiccava una mascherina a sviluppo orizzontale, simile a quella montata sulla coeva Lancia Dedra.

Indole sportiva. Al fine di ridurre il peso superfluo, la Hyena adottò una configurazione interna a due posti secchi con ruota di scorta all’interno di un abitacolo dalle suggestioni “racing”. Nel cockpit, votato all’essenzialità, spiccava la plancia in fibra di carbonio, dal peso contenuto in soli 4,5 kg contro i 19 dell’originale.
Il padiglione, l’intelaiatura delle porte, così come il parabrezza e il cofano (in kevlar) erano quelli, ultraleggeri, dell’Alfa Romo SZ. Il tetto, con la caratteristica doppia gobba, era un omaggio alle sportive Zagato d’antan: la convessità consentiva infatti un accesso più facile in auto, anche con il casco indossato.

Se Koot ci mette lo zampino. Anche a livello dinamico, la Lancia Hyena teneva fede alle prerogative delle gloriose Zagato, in tal senso è stato determinante il risparmio di peso: oltre 200 kg rispetto alla Delta Integrale di serie. Per questo si ritenne di non intervenire sulla meccanica, forte di ben 210 CV. A richiesta, tuttavia, presso la Lusso Service si poteva effettuare un potenziamento per guadagnare altri 40 CV. In questo caso, il due litri turbo 16 valvole, veniva abbinato al filtro dell’aria conico, nuovi condotti di aspirazione e scarico, oltre alla rimappatura della centralina. Il tutto completato con l’aumento della pressione di sovralimentazione.

Via libera, con riserva.Inizialmente Paul Koot propose alla Zagato una serie limitata da 500 esemplari, da vendere al di fuori della rete ufficiale Lancia. Intanto, nel 1992, anche dalla direzione Strategie Prodotto di Fiat Auto arrivò il semaforo verde per la produzione, limitatamente a 75 esemplari e la concessione del marchio Lancia.
Nelle ultime fasi del progetto intervenne anche Walter de Silva, allora a capo del Centro Stile Alfa Romeo. Il risultato finale fu la showcar in scala 1:1, presentata al Salone di Bruxelles del 1992 dove Zagato vendette le prime 12 vetture, ordinate a scatola chiusa da un manipolo di ferventi appassionati.

Partnership triangolare. La sinergia venne avviata con una triangolazione non ripetibile ai giorni nostri: le Lancia Delta partivano da Chivasso e giungevano in Olanda, dove erano smontate. A questo punto i telai erano affidati alla Zagato per l’assemblaggio della scocca e delle finiture interne. La vettura era disponibile in sei tinte: Nero, Rosso Monza, Giallo Fly, Verde Zagato, Bianco Saratoga, Azzurro Lido di Venezia, con la possibilità di creare una vernice personalizzata.
Contro le previsioni iniziali, la Hyena si fermò a quota 24 esemplari: certamente non aiutò il prezzo, stimato in 150.000 svizzeri dell’epoca, non pochi ma era lo scotto da pagare per una produzione totalmente artigianale. Tutto questo contribuì ad aumentare l’hype sul modello, considerato classico già alla sua presentazione.

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