Mercedes-Benz W123 300 Turbodiesel: una nuova icona pop - Ruoteclassiche
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02/11/2020 | di Giancarlo Gnepo Kla
Mercedes-Benz W123 300 Turbodiesel: una nuova icona pop
Il fenomeno Mercedes-Benz W123, una nuova icona del vintage.
02/11/2020 | di Giancarlo Gnepo Kla

Eleganti, sobrie e con una meccanica indistruttibile, le Mercedes-Benz W123 sono state apprezzate in tutto il globo, adattandosi bene agli usi più disparati: dal servizio pubblico alla rappresentanza.

Nelle scorse settimane vi abbiamo parlato della Mercedes-Benz W115 240D 3.0, l’innovativa diesel 5 cilindri, oggi vogliamo raccontarvi del modello successivo, una generazione che ha definitivamente consacrato la fama del marchio Mercedes-Benz e dei suoi motori a gasolio. Ma stavolta partiamo da un punto di vista inedito… In Italia, le vecchie Mercedes W123 sono state associate spesso a guidatori agée e ai veicoli da traino per le roulotte, senza contare le varianti autofunebri. Insomma su di loro aleggia di frequente un’accezione negativa. Fermarsi alle apparenze è sicuramente la via più facile per guardare il mondo, ma questo non è il nostro approccio. Negli ultimi anni, la Serie W123 e in particolare la 300 Turbodiesel si è presa una bella rivincita, affermandosi tra le icone vintage più apprezzate, specialmente fra i “collezionisti di domani”.

Arriva il superdiesel! La fenomenale robustezza del modello ha fatto sì che la Serie W123 venisse rapidamente apprezzata, in primis, dai tassisti di mezzo mondo. E non sono stati gli unici ad averne saggiato le qualità. In virtù di una meccanica a prova di bomba, le varianti diesel erano in grado circolare senza riparazioni fino a settecentomila chilometri! Certo, con potenze comprese tra i 55 e gli 88 CV e cilindrate tra i 2 e i 3 litri, non c’era da aspettarsi molto brio. Tuttavia, come dice un famoso proverbio: “chi va piano va sano e lontano”. Però, nell’agosto del 1981, si cambiava musica e al vertice dell’offerta a gasolio debuttava la 300 Turbodiesel. Questa nuova motorizzazione segnava un deciso cambio di passo: la Turbodiesel garantiva prestazioni nettamente migliori rispetto a quelle delle altre versioni a gasolio. I tecnici di Stoccarda compresero l’importanza commerciale dei motori diesel ad elevate prestazioni: una ricetta da riproporre in Europa, dopo essersi rivelata vincente Oltreoceano nel corso della decade precedente. Nel Vecchio Continente, la sfida dei “superdiesel” cominciò a farsi serrata verso la metà degli anni 80 e ha proseguito ininterrottamente per un ventennio.

Radical chic. In Italia, la 300 Turbodiesel veniva offerta solo in versione station wagon, mentre per il mercato nordamericano (Usa e Canada) si poteva scegliere tra berlina, wagon e coupé, quest’ultima indicata come 300 CD. Sotto il cofano, lo stesso motore cinque cilindri OM617, da tre litri (2998 cm³) della 300D, ma un turbocompressore Garrett ne aumentava la potenza da 88 a 125 CV. La 300 Turbodiesel era l'unico modello della gamma W123 disponibile con il solo cambio automatico: in questo caso a 4 marce. Il successo commerciale del modello si concentrò al di là dell'Atlantico, negli altri Continenti (a partire dall’Europa), ci volle un po' prima che la Casa di Stoccarda riuscisse a sdoganare l’idea di un’auto di lusso con motore diesel. Alla fine l’obiettivo venne centrato e uno strascico di quel successo è tutt’oggi visibile, con oltre il 60% delle vetture ancora circolanti.

Prova di forza. La Serie W123 sebbene non avesse alcuna velleità sportiva, raggiungeva potenze nell’ordine dei 185 CV: come nel caso dei modelli di punta “280E”, capaci di superare agevolmente i 200 km/h. Contrariamente alle generazioni precedenti, tutta la gamma era riunita sotto la sigla W123, a prescindere dal fatto che il motore avesse quattro, cinque o sei cilindri. Fino alla seconda serie, l’unica distinzione riguardava le motorizzazioni al vertice: 280 e 280 E, dotate di gruppi ottici rettangolari in luogo di quelli circolari. La proverbiale resistenza della W123 venne ulteriormente provata con la vittoria in raid massacranti, come la London to Sydney del 1977: dove la berlina tedesca svettò sulla concorrenza dopo aver percorso 30.000 chilometri attraverso tre continenti in 30 giorni e notti in condizioni estreme.

Comfort di rigore. In un’epoca in cui lo stile Mercedes-Benz seguiva rigidamente i canoni del “form follows function” (la forma segue la funzione), la W123 si caratterizzava per interni piuttosto austeri: tutto era pensato per essere facile da raggiungere e duraturo. Non proprio tutto, a dire il vero, le plance verniciate in blu tendevano a creparsi più facilmente e la seduta del guidatore iniziava a sdrucirsi intorno ai 140 mila chilometri. Va sottolineato che in quegli anni non erano molte le auto che potevano raggiungere un chilometraggio simile. L’ergonomia interna della serie W123 si basava sui primi studi ortopedici in ambito automotive. A prima vista, i sedili potevano apparire rigidi nelle forme e nell'imbottitura ma, secondo la scuola teutonica, davano prova della loro efficacia anche nei lunghi viaggi. Secondo i tecnici i sedili soffici e cedevoli avevano ripercussioni negative nella guida prolungata. La ragione è semplice,spiegano gli ingegneri tedeschi: lasciano passare più facilmente le vibrazioni che indolenziscono le fibre muscolari. Con la famiglia 123 debuttava anche il comando unico del devioluci, che integrava l’attivazione degli e l'interruttore del tergicristallo. Un marchio di fabbrica, tuttora in uso su molti modelli Mercedes-Benz.

Successo globale. La W123 è stata la prima auto di classe medio-alta a poter montare il sistema ABS, l’airbag (dal 1982), la scocca ad assorbimento differenziato e freni a disco su tutte le ruote. L’elevata rigidità della cellula abitativa avveniva con il rinforzo della struttura del tetto, dei montanti e delle portiere. Dal 1960, tutte le vetture Mercedes-Benz sono dotate anche del piantone dello sterzo collassabile: un dispositivo che in caso di impatto frontale scongiurava che questo entrasse nell’abitacolo. La Serie W123 è stata prodotta per nove anni, dal 1976 al 1985 collezionando più di 2,7 milioni di unità vendute in tutto il mondo, un risultato davvero impressionante. Ancor più se si pensa che è quasi il doppio rispetto alla produzione complessiva della serie precedente, “Barra Otto”. Il segreto di tanto successo stava nelle qualità intrinseche del modello, a partire dalla sobrietà e dalla robustezza: i suoi cavalli di battaglia.

Co-protagonista. La lista delle apparizioni televisive delle Mercedes-Benz W123 è chilometrica, ma è forse il cinema d’autore ad aver valorizzato maggiormente la presenza scenica del modello. Nel 2003 il regista Gus Van Sant, ad esempio, l’ha immortalata nel suo film “Elephant”. Perfetta nel ruolo di co-protagonista, compare infatti in gran parte scene. L’auto in questione, color avorio, è la fedele compagna di sventure del protagonista John McFarland.La W123 spicca tra gli anonimi sobborghi del Colorado per il suo fascino anacronistico e vagamente esotico, in una provincia americana che si riscopre violenta per l’ennesima volta, sullo sfondo della strage di Colombine.
In Mr. Beaver (2011), film diretto da Jodie Foster con Mel Gibson, troviamo invece una 300CD Turbodiesel: la C123 rappresenta una figura autorevole, simbolo di un prestigio ormai in decadenza. L’auto nonostante tutto incarna una dimensione familiare e rassicurante in un contesto difficile.

Icona pop. Non solo cinema d’autore, anche la moda e la musica pop stanno ridando notorietà alla Mercedes-Benz Serie 123. Una delle protagoniste assolute della scena musicale contemporanea, Lady Gaga guida una 300 Turbodiesel azzurra come daily car. Sono moltissime le immagini in cui la diva viene immortalata al volante della sua Mercedes. Anche Donald Glover, in arte Childish Gambino ha scelto una W123 per il videoclip di “Heartbeat”. E c’è poi una folta schiera di stilisti emergenti che predilige la Serie W123 per gli shooting fotografici: un fenomeno che abbraccia gli ambienti creativi europei, americani e africani. In Paesi come Ghana, Kenya, Mali, Nigeria, Senegal e Sudafrica, la moda quanto le arti visive stanno conoscendo un boom senza precedenti. Così come stanno nascendo i primi club per appassionati di auto storiche, con le “Benz” anni 70 in grande spolvero. La W123 sta tornando alla ribalta anche nel Vecchio Continente, specialmente in Germania, Europa Centro-Orientale e Turchia. Tanti appassionati di youngtimer stanno riscoprendo questo modello: guidare una W123 significa riscoprire il piacere delle cose ben fatte. Dall'avviamento al primo colpo, anche dopo lunghi periodi di inattività al suono della chiusura delle porte e tante altre accortezze ingegneristiche ci ricordano che quest'auto è stata progettata per durare a lungo. E in barba a quanto si dica, tra gli amanti della Serie W123, la percentuale degli under 35 è molto alta.

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