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12/12/2015 | di Alvise-Marco Seno
Mostri Sacri – Ferrari 315/335 S 1957
Nel 1956 la Ferrari tornò al 12 cilindri per le gare Sport. Il successo della 290 S fu da sprone per continuare con lo sviluppo per la stagione ’57: nacquero la 315 S e la sua evoluzione, la 335 S. Il telaio numero 0674, seconda alla Mille Miglia del ’57, sarà all’asta da Artcurial il […]
12/12/2015 | di Alvise-Marco Seno

Nel 1956 la Ferrari tornò al 12 cilindri per le gare Sport. Il successo della 290 S fu da sprone per continuare con lo sviluppo per la stagione '57: nacquero la 315 S e la sua evoluzione, la 335 S. Il telaio numero 0674, seconda alla Mille Miglia del '57, sarà all'asta da Artcurial il prossimo 5 febbraio a Rétromobile 2016.

Il 1956 si era aperto in modo molto positivo per la Ferrari, sia sul fronte della Formula 1, sia per quanto riguardava l'ancora più importante Campionato Mondiale Marche per vetture Sport e prototipi. Il ritiro della Mercedes, avvenuto a conclusione del '55, toglieva Maranello il concorrente più temibile sul campo (non che Jaguar e Maserati fossero meno competitive) e consentiva di sfruttare tutto il potenziale del primo pilota disponibile: nientemeno che Juan Manuel Fangio.

Sul fronte delle monoposto, lo staff tecnico decise di affinare le caratteristiche della Lancia D50. Luigi Musso, Peter Collins e Fangio vinsero cinque gare della stagione '56, abbastanza per consegnare all'argentino il suo quarto titolo in Formula 1.

Sul fronte delle vetture Sport la verve creativa fu ancora più frizzante e portò alla creazione di una serie di barchette praticamente invincibili: dalla 860 Monza con 4 cilindri alla 410 Sport passando per la 290 S/MM, motorizzata con un 12 cilindri di derivazione 250 GT dopo un lungo utilizzo di unità a 4 e 6 cilindri. Quest'ultimo modello vinse la Mille Miglia (con Eugenio Castellotti) e il GP di Svezia (Trintignant/Hill), evidenziando così l'evidente necessità di proseguire con lo sviluppo. Nuove migliorie, quindi, portarono alla nascita del nuovo Tipo 315 S (e sua evoluzione, la 335 S) per la successiva stagione '57 del Mondiale. A vestire quella straordinaria meccanica fu chiamato Scaglietti, specialista delle barchette Sport più belle degli Anni 50 del Cavallino.

Alla Mille Chilometri di Buenos Aires del 20 gennaio 1957 la validissima 290 MM (un esemplare privato della Scuderia Temple Buell) si prese il lusso di un'ultima vittoria prima di lasciare gli onori della cronaca alla nuova vettura sport ufficiale. Ma l'obbiettivo della 12 Ore di Sebring (23 marzo) con la nuova 315 S fu clamorosamente disatteso e la vittoria fu della Maserati con la nuova, mostruosa, 450 S con un inedito 8 cilindri 4,5 da 400 cavalli.

Nel frattempo a Maranello, con un nuovo aumento della cilindrata del motore Tipo 140 si otteneva un incremento da 3.783 cc a 4.023 cc e una potenza massima di 390 cavalli: la 335 S, ulteriore evoluzione della 315, avrebbe potuto lottare "quasi" ad armi pari con la Maserati.

LOTTA DI GIGANTI
La Ferrari si rifece ampiamente alla successiva Mille Miglia. La tragica edizione del '57 vedeva Maranello in campo con ben 4 vetture di punta per la vittoria finale: n.535 (315 S, s/n 0684) per Piero Taruffi, n. 532 (315S, 0674) per Wolfgang Von Trips, n. 534  (335 S, s/n 0700) per Peter Collins/Louis Klemantaski, n. 531 (335 S, s/n 0646) per Alfonso De Portago/Edmund Nelson.

Il risultato, purtroppo è noto: fu una vittoria molto amara per la Ferrari, che ottenne primo (Taruffi) e secondo posto (Von Trips) con le due 315 S ma che si rese protagonista dello spaventoso incidente della n.531, il cui tragico bilancio portò alla cancellazione semper aeternum della Mille Miglia.

Le gare successive si caratterizzarono per un'intensità straordinaria delle forze in campo. Alla Mille Chilometri del Nurburgring vinse l'Aston Martin DBR1 ma la 335 Sport di Collins giunse seconda. Alla 24 Ore di Le Mans l'inizio sembrò tutto della Maserati e della 450 S Coupé Zagato guidata da Stirling Moss ma alla fine emerse lo strapotere Jaguar con ben quattro Type D vetture ai primi quattro posti assoluti. La 315 S 0684 vincitrice della Mille Miglia salvò i colori italiani (e l'onore di Maranello) giungendo quinta assoluta.

Al successivo Gran Premio di Svezia la tenacissima Maserati ottenne nuovamente una vittoria con la 450 Sport guidata da Behra/Moss ma dietro di lei si posizionò seconda la 335 S (s/n 0700 di Hill/Collins). La stagione ufficiale delle 315 S / 335 S si concluse al Gran Premio del Venezuela del 3 novembre. Peter Collins e Phil Hill, ancora con la 335 S s/n 0700 vinsero di fronte alla disfatta della Maserati (tre Maserati 450 S e una 300 S fuori dai giochi per incidente): Ferrari campione per l'ottava volta, Maserati seconda.

IL TELAIO 0674: ALL'ASTA A RETROMOBILE 2016
Dopo oltre 45 anni trascorsi nella collezione Mas Du Clos del francese Pierre Bardinon, una delle 4 vetture schierate ufficialmente dalla Ferrari come auto "ammiraglie" per la stagione '57 sarà ufficialmente all'asta da Artcurial il prossimo febbraio a Retromobile 2016.

La prima (in ordine numerico) delle due 315 Sport prese parte alla 12 Ore di Sebring con Collins/Trintignant giungendo sesta assoluta. Alla Mille Miglia, nelle mani del conte Von Trips arrivò seconda al traguardo di Brescia dietro alla 315 S s/n 0684 di Taruffi. Riportata in fabbrica, fu "aggiornata" in 335 S e schierata alla 24 Ore di Le Mans con Hawthorn e Musso (ritiro). Apparve ancora al Gran Premio di Svezia dove, affidata alla stessa coppia, conquistò il quarto posto. Per la gara finale di Caracas del novembre 1957, fu modificata nella parte frontale (insieme alle 335 S s/n 0700) con un nuovo muso tipo Testa Rossa che migliorava il raffreddamento dei freni anteriori. Passò sotto la bandiera a scacchi in seconda posizione.

Concluso il suo impegno come vettura ufficiale, la 0674 fu spedita negli Stati Uniti da Luigi Chinetti. Vinse ancora il Gran Premio di Cuba del 1958 con Stirling Moss e fu quindi ceduta a un certo Gus Andrey che la utilizzò per tutto il resto dell'anno in gare nazionali. Se ne persero, poi le tracce fino a che un architetto della Pennsylvania, Bob Dusek, la scoprì. Nel 1969, infine, entrò nella collezione Mas du Clos e qui è rimasta fino a oggi. E' stimata tra i 28.000.000 e i 32.000.000 di euro.

Alvise-Marco Seno

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