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Peugeot 307, il fascino discreto della praticità

La Peugeot 307  debuttava vent’anni fa, durante l’edizione del 2001 del Salone di Ginevra. Il frontale della nuova compatta, affusolato ed elegante, venne anticipato dalla Concept car Promethée, presentata sei mesi prima al Salone di Parigi del 2000. Lo stile fu sicuramente uno dei fattori determinanti per il buon esito commerciale della 307, ma anche il tradizionale comfort e la vasta offerta di modelli e motorizzazioni contribuì a rendere la Peugeot 307 un grande successo per la Casa del Leone.

La Peugeot 307 venne introdotta sul mercato con lo slogan “Esprit libre”, seguendo la strategia di marketing che all’inizio del Terzo Millennio vedeva ciascuna vettura della gamma Peugeot accompagnata da una frase ad effetto che ne evocasse la personalità.  
La 307 debuttò con successo nell’agguerrito segmento C, quello delle berline medie. Al lancio, la nuova Peugeot si distingueva dalle concorrenti per l’impostazione di guida più alta, che migliorava l’accessibilità e la visibilità.  Anche l’abitacolo era particolarmente luminoso per via dell’ampio parabrezza. Dal punto di vista dinamico, la 307 mutuò la sportività della precedente 306 in favore del comfort e della praticità. Il design della Peugeot 307 si avvicinava più al concetto del monovolume che alle normali due volumi. L’idea era di offrire una familiare di medie dimensioni comoda e pratica, come una monovolume, ma senza gli ingombri e le fattezze di una MPV. Questa idea venne ripresa anche su un’altra auto coeva, appartenente allo stesso segmento, ovvero la Fiat Stilo. La compatta italiana, tuttavia, non ottenne lo stesso successo. Oltre ad una linea più armonica, la Peugeot 307 si distinse per una gamma completa che si arricchì di ulteriori varianti nel corso della produzione.

Lo stile. La Peugeot 307 venne subito apprezzata e lodata dalla critica come una delle novità più belle del Salone di Ginevra 2001.  
Il frontale richiamava il family feeling Peugeot e si caratterizzava per i fari ellissoidali e allungati. La calandra era separata da un listello orizzontale con al centro il leone rampante, simbolo della Casa di Sochaux.
I montanti anteriori inclinati e l’andamento arcuato del parabrezza donavano slancio alla silhouette della vettura mentre la fiancata, semplice ed armoniosa, era marcata da una linea di cintura che esprimeva al contempo robustezza e slancio. La coda, smussata alle estremità, era caratterizzata dai gruppi ottici di forma romboidale. Inoltre, a seconda degli allestimenti, erano applicati ampi fascioni paracolpi i plastica grezza o in tinta con la carrozzeria.
L’abitacolo era molto spazioso e presentava finiture di buon livello. Molto gradevole il disegno della plancia, con la strumentazione, completa e ben leggibile, raccolta sotto la classica palpebra davanti al guidatore.  Sopra la consolle centrale era presente il display che fungeva da computer di bordo, mentre a richiesta era disponibile l’impianto di navigazione satellitare con display a colori. La capienza del bagagliaio, poteva passare da 341 litri a 1328 litri abbattendo lo schienale posteriore, frazionato in 1/3 e 2/3.

La gamma 307. In Italia, la commercializzazione della 307 cominciò nel maggio del 2001 con la berlina a 3 e 5 porte e la versione Van (derivata dalla 3 porte). La nuova compatte era disponibile con un’offerta generosa di motorizzazioni a benzina e a gasolio, tutte Euro 3.
Il modello d’ingresso era il  1.4 benzina monoalbero da 1360 cm³ e 75 CV, vi erano poi il 1.6 16v, bialbero da 1587 cm³ e 110 CV e il  2.0 16v, bialbero da 1997 cm³ e da 136 CV. Due le motorizzazioni diesel: il 1.4 HDI turbodiesel common rail da 1398 cm³, 68 CV e il 2.0 HDi turbodiesel common rail da 1997 cm³ da 90 CV. Tutte le motorizzazioni erano accoppiate al cambio manuale a 5 marce, mentre un cambio automatico a 4 rapporti era disponibile solo con i motori 1.6 e 2.0 a benzina.
Quattro gli allestimenti: XR, base; XS, allestimento d’ispirazione sportiva abbinabile a tutti i motori ad eccezione delle 1.4 benzina e diesel ; XSI, anche in questo caso un allestimento sportivo, disponibile solo sui modelli 1.6 e 2.0; XT, solo in combinazione con carrozzeria cinque porte era l’allestimento top di gamma, completo e dedicato al comfort, disponibile con tutte le motorizzazioni escluse le 1.4 benzina e diesel. Nel corso della produzione, non sono mancate versioni speciali ed allestimenti che hanno affiancato e, talvolta, sostituito quelli originari. Tra questi ricordiamo le varie Roland Garros, Quicksilver, Australian e Féline.

La tecnica. La Peugeot 307 nasceva sul pianale della 306, rivisto ed aggiornato per garantire comodità e  sicurezza maggiori. Lo schema delle sospensioni prevedeva quindi un avantreno di tipo MacPherson ed un retrotreno a ruote interconnesse. A differenza della 306, sulla 307, le sospensioni posteriori erano dotate di bracci longitudinali saldati, in luogo di quelli “tirati”. Ne risultò un handling votato al comfort piuttosto che alla sportività. Migliorava anche stabilità, esaltata da una carreggiata più ampia su entrambi gli assi: 50 mm sull’asse anteriore e 70mm al posteriore.
Lo sterzo, di tipo a cremagliera, disponeva di una servoassistenza elettroidraulica in grado di variare la sua demoltiplicazione in base alla velocità della vettura. L’impianto frenante era a disco sulle quattro ruote, con dischi ventilati sull’asse anteriore. Il corredo per la sicurezza poteva contare sull’ABS a 4 sensori, il ripartitore elettronico di frenata e quattro airbag (frontali e laterali). A richiesta, il controllo di stabilità e gli airbag a tendina. 

Panoramica. Il consenso ottenuto dalla Peugeot fu trasversale e una giuria di esperti le attribuì il prestigioso titolo di Auto dell’anno nel 2002. Alla fine del 2001, la 307 venne proposta anche con la motorizzazione 2.0 HDi da 107 CV, mentre all’inizio del 2004, la gamma si ampliò con l’arrivo di un ulteriore 2.0 HDi da 136 CV, l’unico modello  della gamma equipaggiato con cambio manuale a 6 marce.
Nel marzo del 2002 venne presentato il modello station wagon, proposto in due varianti: la “Station” classica e la “SW”.  Prima Peugeot a portare la nomenclatura “SW”, questa versione si caratterizzava per il tetto panoramico (ripreso successivamente su tutte le station wagon Peugeot) e l’abitacolo modulare.
Nella seconda fila di sedili, i tre posti erano indipendenti e rimovibili mentre nel baule c’erano due posti aggiuntivi per bambini. Con il suo abitacolo configurabile a piacimento, la Peugeot 307 SW si avvicinava ancor più alle monovolume, proponendosi come una sorta di crossover. La versione Station, decisamente più ordinaria, prevedeva il canonico divanetto a tre posti e il tetto in metallo.

L’evoluzione. Intanto la famiglia 307 si articolava tra berline (disponibili a tre, quattro e cinque porte), Station, SW e CC. La Peugeot 307 CC riprendeva la formula Coupé-Cabriolet con tetto metallico della 206 CC, ma garantiva un comfort e un livello di finitura più elevati rispetto alla sorella minore.
In ambito sportivo, la Peugeot 307 WRC sostituì la 206 WRC nel Campionato del Mondo Rally nel 2004. Tuttavia, la nuova 307 da rally, sviluppata a partire dalla 307 CC non ottenne grandi risultati.
Nella seconda metà del 2005, la 307 venne sottoposta al consueto restyling di mezza età: esternamente gli interventi riguardarono un nuovo frontale, che riprendeva gli aggiornamenti stilistici introdotti dal nuovo corso stilistico Peugeot. I gruppi ottici vennero ridisegnati, divenendo più affilati; la griglia frontale era più grande, mentre all’estremità era completa da nuovi fendinebbia circolari con cornice cromata. Anche le grafiche della fanaleria posteriore furono aggiornate con le ottiche interne in rilievo.
Se l’equilibrio stilistico e la pulizia del modello d’origine erano ormai compromessi, ne giovò la dotazione: sugli allestimenti di punta erano disponibili accessori come il kit vivavoce Bluetooth e il climatizzatore automatico bi-zona.

Ultimi fuochi. Anche a livello meccanico vi furono delle migliorie: tutti i motori vennero aggiornati per rispettare la normativa Euro 4.  Il 2.0 HDi da 136 CV raggiunse quota 140 CV, mentre debuttava un nuovo 1.6 HDi, disponibile con potenze da 90 o da 109 CV che rimpiazzava il precedente due litri dalla potenza analoga (Euro 3). Il 1.4 monoalbero a benzina lasciò il posto al 1.4 bialbero da 88 CV mentre il 1.4 HDi, sottodimensionato rispetto alla mole dell’auto, sparì dal listino. Il due litri a benzina da 177 CV, prerogativa della vezzosa 307 CC, venne proposto come modello top di gamma anche sulla berlina. A richiesta anche un nuovo cambio automatico a sei marce.
La Peugeot 307 è stata prodotta in quattro impianti produttivi: Sochaux, Mulhouse, Buenos Aires e Wuhan, la metropoli cinese passata agli onori delle cronache per lo scoppio della pandemia.
Con la 307 Peugeot riconfermava la sua vocazione internazionale: questo modello è stato esportato in ben 138 Paesi. Al momento del debutto, la Peugeot 307 era in vantaggio sulle rivali per diversi aspetti, ma nel corso della produzione, con il progressivo avvicendarsi delle nuove generazioni dei modelli concorrenti la competizione si fece più serrata e la 307 iniziò a risentire dell’età. Per questo motivo, nel settembre del 2007, Peugeot presentava 308, che ha affiancato e poi sostituito la 307 sul mercato europeo. In Argentina e in Cina, dove la 307 Sedan (quattro porte) era ancora apprezzata, la produzione si è protratta fino al 2014.  

Un’ottima compagna di viaggio.
Con una produzione di oltre tre milioni di esemplari, la Peugeot 307 è stata un grande successo per la Casa del Leone. Oggi, sebbene questo modello non abbia un particolare valore collezionistico, potrebbe essere interessante per chi cerca una vettura d’occasione comoda e dallo stile ancora gradevole. L’ideale sarebbe un esemplare poco sfruttato, magari negli allestimenti top di gamma e in qualcuna delle particolari tinte metallizzate. I colori più vivaci esaltano le linee affusolate e armoniche di questa compatta francese, il cui equilibrio formale è sconosciuto a gran parte dei modelli attuali.
Con un riuscito mix tra stile e robustezza, la Peugeot 307 è capace di rievocare le mitiche “Grand Routier” degli anni 60 e 70 con tutti i comfort e la praticità di un’auto del Terzo Millennio.  

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