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26/11/2014 | di Redazione Ruoteclassiche
All’incanto la Benetton-Ford B191B del primo podio di Schumi
Il 30 novembre a Londra l’asta organizzata da Bonhams in Bond Street mette all’incanto una Benetton-Ford B191 protagonista di una ricca avventura sportiva. Le vetture monoposto costituiscono forse la più particolare delle nicchie del collezionismo automobilistico. Questi gioielli di tecnologia, infatti, hanno un fascino particolare essendo le rappresentanti della summa tecnologica del concetto di automobile […]
26/11/2014 | di Redazione Ruoteclassiche

Il 30 novembre a Londra l’asta organizzata da Bonhams in Bond Street mette all’incanto una Benetton-Ford B191 protagonista di una ricca avventura sportiva.

Le vetture monoposto costituiscono forse la più particolare delle nicchie del collezionismo automobilistico. Questi gioielli di tecnologia, infatti, hanno un fascino particolare essendo le rappresentanti della summa tecnologica del concetto di automobile e quelle su cui i personaggi più eroici dell’universo automobilistico, i piloti di F1, hanno dato vita a epoche battaglie.

Va da sé che un’auto di F1 è anche la più “difficile” da godere, a meno di non essere fin dall’inizio convinti che sia il più emozionante dei soprammobili. Una vettura di F1, infatti, necessita di una pista dove essere guidata, di una sessione privata in cui poter girare liberamente, di un team tecnico esperto per tenerla “a puntino” e, peggio di tutto, di doti di guida non comuni per riuscire a godere almeno un briciolo delle sue caratteristiche dinamiche.

Di fronte, tuttavia, al palmares automobilistico, una monoposto può comunque rappresentare un boccone prelibato anche per chi mai oserebbe mettersi in garage una monoposto. Anche se non è supportata da un blasone di grande caratura.

L’esemplare che Bonhams metterà all’incanto il prossimo 30 novembre alla The Bond Street Sale è infatti, è, apparentemente, “solo” una Benetton-Ford B191 del 1991, un esemplare dell’era delle F1 “3.5”, tragicamente ridimensionatesi dopo i tragici fatti di Imola del primo weekend di maggio del ’94 (Ayrton Senna e Roland Ratzenberger persero la vita, Rubens Barichello ci andò parecchio vicino). L’esemplare in questione, una versione “B”, reca il numero di telaio 06; nacque nel 1991 e fu successivamente aggiornata. Bonhams la quota tra 300 e 380.000 €.

Si tratta di un’auto molto particolare, il cui valore sarà certamente influenzato  dalla sua “triplice” valenza collezionistica. Sulla “06”, infatti:
- Nelson Piquet (3 volte campione del mondo di F1) corse l’ultima gara della sua carriera (circuito di Adelaida, Australia, 3 novembre 1991).
- Martin Brundle corse la sua prima corsa come pilota Benetton al GP del Sud Africa del 1 marzo ’92.
- Michael Schumacher colse il suo primo podio di carriera al GP del Messico del ’92.

Un po' di storia
La Benetton B191 fu progettata per la stagione ’91 di Formula 1 da John Barnard (già creatore della Chaparral 2K trionfatrice nella Indy 500 e delle McLaren MP4/1 e MP4/2 di F1), allora il più famoso tra i creatori di vetture per la categoria. Il team Benetton, all’epoca, riuscì a rafforzare il proprio potenziale grazie alla fornitura di motori dalla Ford e, così, riuscendo a contrastare il deficit di competitività dovuto alle scarse prestazioni delle gomme Pirelli.

La B191-06 debuttò al Gran Premio di Ungheria dell’11 agosto 1991. Nelson Piquet (che aveva vinto con un’altra B191 il GP del Canada di due mesi prima) si qualificò 11esimo in partenza (su 34) ma fu costretto al ritiro per la rottura del cambio. Il brasiliano corse con la 06 al successivo GP di Portogallo, all’Estoril, il 22 settembre: nuovamente 11esimo alla partenza e quinto al traguardo. Poi corse ancora in Spagna (29 settembre, decimo in qualifica, 11esimo al traguardo), Suzuka (20 ottobre, decimo in qualifica, settimo al traguardo) e il 3 novembre ad Adelaide (la gara fu bloccata per la pioggia torrenziale. Piquet chiuse la carriera con un onorevole quarto posto).

Durante la stagione ‘91 la B191 fu aggiornata in B191B con un nuovo motore. Il Ford HB V8 con V aperta a 72° montava una nuova distribuzione con valvole pneumatiche ed era capace di 730 Cv a 13.800 giri. Il motore, accoppiato a una trasmissione meccanica a 6 marce creato dalla Benetton (il semiautomatico non fu pronto in tempo a causa della mancanza del software e dell’elettronica adeguata), era alloggiato in posizione posteriore-centrale in un telaio monoscocca in compositi del peso di appena 38 kg. Dotata di un passo di 288 cm, carreggiata anteriore di 1.181 mm e posteriore di 1.720, poteva contare su un serbatoio carburante da 204 litri.

La prima gara, in Sud Africa (1 marzo 1992) fu l’occasione del debutto di Martin Brundle come pilota Benetton-Ford. L’inglese partì dall’ottava posizione in griglia ma si ritirò per rottura della frizione. Il 22 marzo questo esemplare fu “riallocato” e affidato a Michael Schumacher. L’asso tedesco, qualificatosi in terza posizione in griglia, chiuse la corsa al terzo posto, conquistando così il suo primo podio di carriera.

La vettura fu quindi ritirata dalle competizioni ufficiali e utilizzata come “auto di servizio”. La sua sostituta, la Benetton-Ford B192, sarebbe stata la prima progettata dal nuovo Ingegnere capo della Benetton: Ross Brawn.

Alvise-Marco Seno

P.S.
Il 30 novembre la vettura non è stata venduta. Era stata stimata dai 300.000 ai 380.000 euro.

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