Dal 1950 a oggi, la massima serie dello sport automobilistico ha messo insieme una quantità incredibile di nomi, volti, macchine, vittorie e tragedie, storie e tecnologia. E parecchi numeri: spigolando fra le statistiche dei piloti italiani saltano fuori curiosità poco note e grandi conferme.
Hai voglia a raccontarne di storie, su settant’anni di Formula 1. È un film senza fine che non finisce mai di riportare alla memoria un pilota o una macchina, di svelare un retroscena. Ci hanno scritto e ne stanno ancora scrivendo testi più o meno sacri, enciclopedie, memoriali monumentali. Per i vostri prossimi “cinque minuti d’aria” ci limiteremo a sventolare le statistiche della bandierina italiana. Ne ricaverete un sorriso, un’esclamazione, magari la scintilla per sapere qualcosa di più del Circus. Sarà la vostra personale candelina sulla torta di compleanno della Formula 1.
Il primo e l’unico. Potrà sembrare lapalissiano e di certo lo è, sta di fatto che Nino Farina è il pilota che ha disputato il minor numero di gare prima di vincere un Gran Premio: arrivò primo nella gara inaugurale della Formula 1, il GP di Gran Bretagna a Silverstone nel 1950. Con l’Alfetta 159 vanta anche l’onore di essere stato il primo campione del mondo. Il pilota milanese fu il più vecchio ad aggiudicarsi una pole position, a 47 anni e 79 giorni nel GP di Argentina del ’54. Farina fu anche il secondo pilota più anziano ad aggiudicarsi un GP, a 46 anni e 276 giorni al Nürburgring nell’agosto del 1953, alla settima delle nove gare previste quell’anno. Il vero patriarca fu però un altro Alfista italiano, Luigi Fagioli, che al volante dell’Alfetta 159A si portò a casa il trofeo (e le casse di Champagne) del GP di Francia di Reims nel 1951 a 53 anni e 22 giorni. Un’età in cui si comincia seriamente a valutare il cambio automatico. A proposito, c’è un altro italiano che condivide il record di Nino Farina, ma con più significato: il ferrarista Giancarlo Baghetti vinse al debutto nel GP di Francia del ’61. Tuttora è rimasto l’unico pilota a vincere all’esordio in F1.
L’ultimo tricolore. Sempre a proposito di piloti italiani, non si vede la bandierina italiana accanto al vincitore di un Campionato del mondo dalla famosa doppietta del 1952-1953. Un’eternità. Alberto Ascari dominò il ’52 con il record di 75% vittorie, 6 su 8 in totale. Un dato che, nel 2020 dell’autoriduzione da Coronavirus, serve a ricordarci quanto fossero limitate allora le stagioni di corse. Ascari detiene anche il secondo record di vittorie consecutive (7) conseguite fra il GP del Belgio ’52 e quello di Argentina ’53. Il detentore assoluto è il Sebastian Vettel pre-Ferrari, 9 di fila nel dispotico 2013 della Red Bull. Solo due piloti italiani sono andati vicini a spezzare la maledizione di Ascari, cioè Michele Alboreto su Ferrari 156-85 Turbo nel 1985; e Riccardo Patrese, secondo nel 1992 dietro a Mansell sulla dominatrice Williams. A più di uno sportivo farà piacere ricordare Clay Regazzoni, monzese ad honorem, che nel 1974 si arrese per 3 punti a Emerson Fittipaldi. Tornando a Patrese, è lui il recordman italiano di GP disputati, 256; 4 in più di Jarno Trulli, che però ne ha conclusi 170 sui 163 di Giancarlo Fisichella. Prima salire sul gradino più alto del podio a Monaco nel 2004, Trulli ha dovuto correrne ben 117, terzo nella classifica che vede al primo posto Mark Webber con 130. Meglio tardi che mai, Jarno!
L’unica a provarci sempre e comunque. Per quanto riguarda i Costruttori, la Ferrari è la scuderia più emblematica nell’Albo d’Oro della Formula 1. Si è iscritta al maggior numero di stagioni, 70, cioè è l’unica ad averci sempre provato. Di conseguenza il maggior numero di Gran Premi disputati, 991; di titoli Piloti (15) e Costruttori (16, di cui 6 consecutivi: altro primato condiviso con la Mercedes). Il Cavallino ha mietuto il maggior numero di punti (la bellezza di 8.257,5), con la striscia positiva di ben 81 GP consecutivi! Quadruplo record anche per il maggior numero di vittorie, 238, in 20 stagioni di fila; e per le pole position, 228, stabilite fra l’altro in 15 campionati di seguito. La Ferrari vanta anche il record dei giri veloci (254, di cui 9 consecutivi), dei giri veloci in una singola stagione (14 nel 2004 con Schumacher) e di stagioni consecutive con almeno un giro veloce, 17. Nel 2003, Michael Schumacher ha portato a Maranello anche il record di velocità media sul giro (254,8 kmh) e in gara (247,6 kmh); mentre Kimi Raikkonen nel 2018 ha stabilito la velocità media più elevata mai registrata in un giro di prova, 263,3 kmh.
Record in chiaroscuro. Fa sorridere che un altro italiano, Dorino Serafini, detenga la percentuale più alta di podi conseguiti in carriera: il 100%, grazie al secondo posto a Monza nel 1950. Oltre a essere stato quello che ha pazientato di più prima di vincere un GP, Jarno Trulli ha dovuto sudare ben 203 corse prima di stabilire il giro più veloce. Invece Nicola Larini ha il record di 44 Gran Premi prima di portare a casa il primo punticino, grazie al podio al secondo posto di Imola nel 2004. Ricordiamo affettuosamente che è italiano anche il Calimero della Formula 1, Andrea De Cesaris, scomparso nel 2014. Dal 1980 al ‘94, il pilota romano è incappato nel maggior numero di ritiri (148, di cui ben 22 consecutivi!) e di Gran Premi senza vittoria, 208. Se non altro a De Crasheris, come fu impietosamente soprannominato ai tempi della McLaren, va attribuito il Mondiale della persistenza.