Sessant'anni fa Enzo Ferrari presentava alla stampa la sua arma per le gare Sport della stagione '58. La vezzosa decisione di dipingere di rosso i coperchi delle punterie del motore creò un mito. E con la nascita della 250 Testa Rossa (vincitrice di tre campionati Mondiali per vetture Sport) avvenne la consacrazione finale. Ironia della sorte, oggi Ferrari, quel nome, non ha più la possibilità di utilizzarlo.
Il mondo delle corse non sarebbe stato più lo stesso dopo i tragici fatti della Mille Miglia '57. L'incidente della Ferrari 335 S di De Portago/Nelson aveva aperto un ulteriore squarcio (nell'estate del '55 si era consumata la tragedia di Le Mans causata dalla Mercedes 300 SLR di Pierre Levegh, che aveva spinto la Mercedes al ritiro definitivo dalle competizioni) sul problema del livello di potenza raggiunto dalle auto da corsa (un dato di tanti: la mostruosa Maserati 450 S, un "peso piuma" da circa 700 kg, dichiarava la ragguardevole potenza di 400 CV).
Per la stagione '58, quindi, la Commissione Sportiva Internazionale, chiamata a stabilire il regolamento dei campionati nazionali e internazionali, impose una riduzione della cilindrata dei motori a 3 litri. Nondimeno, fu confermato lo svolgimento della Targa Florio, unico evento deputato a "salvare" il ruolo italiano nell'offerta di corse per il Mondiale Marche.
Ferrari, che già proponeva a catalogo per i clienti sportivi la 500 TRC (evoluzione della 500 TR del '56, nata per contrastare le Maserati 150 S e 200 S con motore a 4 cilindri), optò per un upgrade della formula "Testa Rossa" (denominazione scaturita dalla scelta di verniciare di rosso i coperchi delle punterie del motore), configurando così una versione di punta per le competizioni. Questa scelta, figlia del successo che stava ottenendo la 250 GT, si era dimostrata vincente: la nuova vettura aveva dimostrato di poter lottare quasi alla pari con insuperabili barchette Sport dell'epoca. Tuttavia, la concorrenza di Maserati (300S, 350S e la 450) e Jaguar (C-Type e D-Type) obbligava la Casa di Maranello a presentarsi sulla scena della classe Sport con un veicolo all'altezza.
1957: STAGIONE DI ESPERIMENTI
Il primo indizio della 250 Testa Rossa, in realtà, risale alla primavera del '57: il telaio 0666, una 290MM modificata identificabile come il primo prototipo della Testa Rossa 12 cilindri, era stato schierato alla Mille Chilometri del Nurburgring accanto alle 315 S e 335 S. Masten Gregory e Olindo Morolli avevano concluso in decima posizione (8° di classe). Un secondo prototipo, punzonato con il numero telaio 0704TR, aveva partecipato alla 24 Ore di Le Mans di fine giugno, con la coppia Gendebien/Trintignant costretta al ritiro al 109° giro per un guasto meccanico.
Ci fu il tempo per altre due sessioni di prova (direttamente in gara): al Gran Premio di Svezia (ritiro sia per la 0704TR n.6 di Gregory/Seidel, sia per la 0666 n.5 di Gendebien/Trintignant) e al Gran Premio del Venezuela (3° assoluta la 0666 affidata a Von Trips/Seidel, 4° assoluta la 074TR di Gendebien/Trintignant).
22 NOVEMBRE 1957: ECCO LA TESTA ROSSA
Il risultato dello sviluppo diede i suoi frutti l'autunno seguente. Il 22 novembre del '57, Enzo Ferrari presentò alla stampa la nuova 250 Testa Rossa, esito dell'abbinamento tra il telaio tubolare in acciaio Tipo 526 e il motore 128LM, ultima e più recente evoluzione del 12 cilindri "Colombo", nato undici anni prima sulla 125 S. Questo propulsore a V di 60°, con distribuzione monoalbero e lubrificazione a carter umido, sviluppava una potenza massima di 300 cavalli ed era caratterizzato una grande elasticità di funzionamento. A sviluppare il propulsore era stato l'ingegner Carlo Chiti, all'epoca responsabile tecnico del reparto corse.
L'ossatura della nuova Sport era un classico telaio a traliccio di tubi di diversa sezione, con sospensioni anteriori a quadrilateri deformabili e retrotreno con Ponte de Dion.
A scolpire le forme della carrozzeria fu Scaglietti, maestro della lamiera, autore - manco a dirlo - di una efficiente e affascinante carrozzeria barchetta tipo "pontoon fender".
LA STAGIONE DI CORSE '58
Il 26 gennaio 1958 le Ferrari 250 Testa Rossa scesero ufficialmente in pista per la prima volta alla alla 1000 Chilometri di Buenos Aires. Il campionato era orfano della Maserati, che dopo il secondo posto nel mondiale '57 aveva deciso di abbandonare ufficialmente le corse, per dedicarsi alla produzione di vetture GT. Le nuove rivali erano adesso soltanto due: l'Aston Martin con le DBR1 e la Porsche con le 718 RSK.
Peter Collins e Phil Hill vinsero al volante della 0704TR n.2. La coppia anglo/americana bissò il successo alla successiva 12 Ore di Sebring e giunsero quarti assoluti alla Targa Florio. La 0704TR si tolse un'ultima soddisfazione come vettura ufficiale alla Mille Chilometri del Nurburgring: terminò seconda assoluta con Hawthorn e Collins.
La 250 TR conquistò anche il trono della 24 Ore di Le Mans, l'appuntamento più importante della stagione: Olivier Gendebien e Phil Hill, a bordo della Testa Rossa 0728TR portarono a casa il terzo successo per la Casa di Maranello nella classica francese (dopo le vittorie del 1949 e del 1954).
L'Aston Martin, nonostante la vittoria alla 1000 KM del Nurburgring (Moss/Brabham) e al Tourist Trophy (Moss/Brooks) non riuscì mai a rappresentare una vera rivale del Cavallino, che grazie alla 250 Testa Rossa conquistò il mondiale Marche.
EVOLUZIONI SUCCESSIVE
Per il 1959 la 250 Testa Rossa fu oggetto di un significativo aggiornamento. Il telaio era stato modificato e il motore installato in posizione decentrata per riequilibrare le masse. Grazie a una serie di migliorie su distribuzione e alimentazione, la potenza cresceva significativamente mentre la trasmissione accoglieva un nuovo cambio a 5 marce. Aggiornati anche i freni (finalmente ecco arrivare i dischi della Dunlop) e gli ammortizzatori. Infine lo stile: Pininfarina creò una forma più evoluta e omogenea, affidata - nella realizzazione pratica - a Fantuzzi.
Nonostante le ottime premesse, la stagione '59 del campionato per vetture Sport fu condotta decisamente in sordina per Ferrari: la Casa vinse solo la 12 Ore di Sebring, lasciando i successi più ghiotti ad Aston Martin e Porsche. Una serie di guasti e una "scarsa" armonia all'interno del team della Rossa furono probabilmente le cause di un'annata poco felice, conclusasi con il successo finale della casa Britannica.
Le cose cambiarono decisamente nel 1960. Senza l'Aston Martin (approdata in F1), Ferrari presentò la TR'60. Dopo la vittoria iniziale a Bueons Aires, la Porsche vinse ancora alla Targa Florio e la Maserati, con le nuove Birdcage, conquistò il successo al Nurburgring. All'ultima gara di Le Mans la Casa di Maranello giocò il tutto per tutto con ben 13 vetture al via tra auto ufficiali e private. Conquistata la testa della gara nella notte, Olivier Gendebien e Paul Frère vinsero con un vantaggio di quattro giri e quasi 50 chilometri, regalando a Maranello il titolo Mondiale Marche.
Per il 1961 la Testa Rossa mantenne la soluzione con motore anteriore; per la nuova 250 TRI '61 fu eseguito, poi, un approfondito studio aerodinamico che restituiva una carrozzeria molto differente dagli esordi: forma molto allungata, possente spoiler in coda. La stagione - con l'esclusione della 1000 KM del Nurburgring - non presentò particolari difficoltà alla Ferrari, che vinse a Sebring (250 TRI di Hill/Gendebien), alla Targa Florio (Dino 246 SP), a Le Mans (250 TRI di Hill/Gendebien) e alla 4 Ore di Pescara (Bandini/Scarlatti).
Alvise-Marco Seno