Anche se nasce per standardizzare la produzione del Portello e dare un’auto alla borghesia italiana, l’autotelaio della 1900 diventa subito il parco giochi preferito dall’aristocrazia dei carrozzieri italiani. La stilizzano per apparire, per correre, persino per volare…
Ruoteclassiche di luglio racconta la storia dell’Alfa Romeo 1900 Super, la berlina sportiva del “ragionere che va di fretta”. La Super è comoda per andare al lavoro, ideale per portare fuori la famiglia nel fine settimana, sportiva nella carrozzeria bicolore e dotata di sufficienti finiture cromate e in alluminio per fare la sua degnissima figura davanti agli ospiti e agli amici. In sostanza, la 1900 è la prima Alfa per il padre di famiglia della media borghesia e di una certa distinzione. Normale, anzi normalizzata per forza, per permettere al Biscione il salto di quantità all’alba della motorizzazione di massa. La Sport del 1953 è in pratica la seconda versione di una piattaforma che ha dato molto da lavorare ai carrozzieri di Milano e Torino, ai quali non pareva vero di trovarsi un autotelaio standardizzato e di qualità per dare prova di gusto e capacità.
Via, via, arriva la Pantera! Il committente più tempestivo non poteva che essere la Polizia di Stato: la 1900 TI acquista una G finale nella sigla e nel ‘52 si trasforma nella prima Pantera. La battezzano così per il colore nero, lo scudo e i “baffi” cromati della calandra. Il felino appare per la prima volta anche sullo stemma delle volanti e resterà anche sulla Giulia Super. Il Portello approntò 400 Pantere con blindatura al motore, pneumatici antiforatura e protetti, parabrezza antisfondamento in due pezzi, tettuccio apribile posteriore (per sparare durante l’inseguimento) e faro esterno brandeggiabile. Sulle 1900 della Polizia “full optional” sono installate anche le prime radiomobili.
Una per tutti. Berlina o Coupé, l’Alfa Romeo 1900 diventa immediatamente il parco giochi per i nomi più noti dello stile italiano: Vignale appronta un’elegantissima coupé, seguita dalla Gazzella di Boneschi del ’53. La carrozzeria milanese concede il bis con la 1900C Convertibile Astral, una piccola astronave su quattro ruote. Virgilio Conrero replica con la 1900 Supersonic, stilizzata da Giovanni Savonuzzi per Ghia. Se c’è un momento in cui l’autotelaio 1900 si toglie gli occhiali da Clark Kent e indossa il costume da… Supercar, è quando Nuccio Bertone chiede a Franco Scaglione di disegnare le tre Berlinetta Aerodinamica Tecnica (B.A.T.) 5, 7 e 9. Utopie della jet-age che rimasero ineguagliate. La 1900 C52 della Carrozzeria Touring, meglio nota come Disco Volante, si spinge ancora più in là. Quattro esemplari, un coupé e tre spider. Così avanti che l’Alfa Romeo ne deposita il brevetto come “modello ornamentale”. In chiave sportiva fa sensazione la SSZ Super Sprint Zagato. È costruita fino al 1956 in 39 berlinette e una coppia di spider in leggerissimo alluminio, dietro suggerimento del pilota e collaudatore Consalvo Sanesi. La SSZ diventa subito un riferimento per i gentleman driver, che la guidano sulle gare stradali dei primi anni Cinquanta, Mille Miglia compresa.
La coppia d’assi Ghia-Abarth. Nel 1954 la Carrozzeria Ghia collabora con Karl Abarth per realizzare l’Alfa Romeo 2000 Coupé. Con ancora tanto da dimostrare, Abarth non ci pensa due volte: l’Alfa 1900 costituisce un biglietto da visita ideale da sottoporre alle Case italiane per mostrare come e quanto si può mettere fretta a un’auto di serie. Obiettivo centrato: al Salone di Torino la 2000 Coupé stilizzata da Savonuzzi si fa notare per l’innovativa sezione posteriore dove il portello del portabagagli è integrato al lunotto, come una moderna hatchback. L’anno dopo, la coppia d’assi torinese rilancia con la 1900 CS Speciale, presentata al Salon de l’Automobile di Parigi del ’55 e quasi identica alla 2000 Coupé. La linea sportiva riprende un’altra vedette italiana carrozzata da Ghia, la Ferrari 195 Berlinetta e viene considerata l’auto più bella al Los Angeles Auto Show. Costa più del triplo della 1900 Sport di serie.
Dalle Alpi alle Ande. Anche Pininfarina dice la sua, con la consueta eleganza classica e un po’ formale. La 1900 C Sprint è armonica come una goccia di metallo, sensazione arricchita dal vetro posteriore avvolgente. Il motore presenta la testata bialbero, carburatori Solex su specifica Abarth e ruote a raggi Borrani. Azzeccatissima anche la TI Coupé: l’ampia calandra frontale unica sostituisce scudo e baffi, sul cofano domina una vistosa presa d’aria. La 1900 attraversa l’Oceano Atlantico e, dal 1960 al ’62, è ri-costruita su licenza dalla Industrias Kaiser Argentina. La Ika Bergantin (“Brigantino”, nel senso della barca) ha il frontale completamente ridisegnato e due motoroni a valvole laterali di matrice americana, un 4 cilindri da 2.5 litri e 77 cv; e dal 1961 un 6 cilindri da 3.707 cc e 115 cv, di cui sono costruiti solo 353 esemplari. Altro salto di continente per una curiosità veloce veloce: l’Alfa Romeo 1900 SS seconda serie carrozzata da Touring è stata (per un po’, si capisce) la favorita dell’harem meccanico di Reza Pahlevi. Lo Scià di Persia la ordinò nel 1956 tutta rossa, con selleria in pelle nera e leva del cambio al volante.