Fiat 600 derivazione Abarth 750: la sportivetta della 'bene' - Ruoteclassiche
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23/09/2020 | di Giancarlo Gnepo Kla
Fiat 600 derivazione Abarth 750: la sportivetta della ‘bene’
Il nostro lettore Francesco Carbini ci racconta la storia di una rara Fiat 600 derivazione Abarth 750.
23/09/2020 | di Giancarlo Gnepo Kla

Il nostro lettore Francesco Carbini ci segnala la storia molto affascinante di una Fiat 600 derivazione Abarth 750 del 1958. Francesco e l’amico Nicola Aversa, fondatori di Excellence in Motion hanno ricostruito la storia di questa rara Fiat 600, che alla luce dell’elaborazione sarebbe più corretto chiamare “750”.

La Fiat 600 di cui vi parliamo oggi venne immatricolata il 22 ottobre 1958, intestata a Nadia Serpuhi-Nicohosoff. La signora apparteneva ad una importante famiglia di Alessandria d’Egitto, ma risiedeva a Firenze, dove usava la 600 per i suoi spostamenti quotidiani. Nonostante un’elaborazione Abarth completa, l’auto non ha mai gareggiato. Francesco, esperto valutatore di autovetture racconta: “In Italia si stima che siano rimaste soltanto tre vetture con questa configurazione e in condizioni analoghe. Però, lei è l’unica a non aver mai corso” e prosegue “Oggi, le signore della ‘bene’ fanno shopping con le 500 Abarth, negli anni 60 giravano in centro con questa.” Ironizza: “Alla fine non è cambiato molto, forse all’epoca avevano più stile!”.

Buone compagnie. La Signora Nicohosoff è mancata nel settembre 2019 all’età di 103 anni, ma la sua Fiat 600 derivazione Abarth 750 venne venduta per 100.000 Lire nel marzo del 1972. Questo esemplare compare anche nel libro “Fiat 600 e Derivate” di Giancarlo Catarsi ed edito da Giorgio Nada. Francesco spiega “Il libro ci ha aiutato a scoprire le informazioni generali del modello, ma non ci aspettavamo di trovare esattamente questa vettura a pagina 71. E’ stata una bellissima sorpresa!”. L’esemplare targato “FI 112443” oggi appartiene a Walter Faralli, importante restauratore toscano di auto storiche e co-fondatore della Faralli&Mazzanti Automobili. Questa 600 ha avuto la fortuna di capitare sempre nelle famiglie “giuste”. Prima di essere acquistata da Faralli, la 600 derivazione Abarth 750 ha soggiornato presso un noto collezionista toscano, appassionato di modelli Abarth. Faralli, dal canto suo può vantare un lungo curriculum che annovera numerose fuoriserie (tra cui la Maserati Mostro) e racconta: “Questa 600 è uno splendido conservato. Ho dovuto operare solo piccoli interventi meccanici ai freni, che si erano bloccati e al radiatore. Il resto è completamente originale”

Una vera maggiorata! Stando alle ricerche effettuate da Francesco Carbini e l’Ing. Aversa di Excellence in Motion, giovane realtà modenese attiva nel mondo delle auto storiche, l’esemplare venne dotato del kit “Cassetta di Trasformazione Abarth” nel giugno del 1961. La modifica venne regolarmente dichiarata alla Motorizzazione Civile e trascritta sul libretto. Gli interventi riguardarono: aumento della cilindrata, albero a camme e valvole maggiorate con molle rinforzate, carburatore Weber tipo 32 IMPE con filtro sportivo, collettori di scarico e Marmitta speciali “Abarth”. Nell’Italia in piena ripresa post-bellica, le Fiat 600 Abarth conquistarono rapidamente le cronoscalate e le gare su pista: in poco tempo, le vetture con trasformazione Abarth riuscirono a rivaleggiare e a vincere contro le più blasonate GT del tempo. Una delle modifiche più richieste era il potenziamento della meccanica: in primis una cilindrata maggiorata a 747 cc, come ben testimoniato da questa Fiat 600.

Per tutte le tasche. Carlo Abarth intuì il potenziale di questi kit e offrì una vasta gamma di personalizzazioni: dalla semplice marmitta, per annunciare il proprio arrivo agli amici del Bar dello Sport, alla preparazione agonistica. La Fiat 600 è probabilmente il modello che più di ogni altro ha consentito ad Abarth di affermarsi nel motorsport. La “Cassetta di trasformazione Abarth” permetteva di elaborare le tranquille Fiat 600 con una spesa relativamente accessibile. Altro punto di forza era la calibrazione, le Officine Abarth forgiavano componenti di qualità che andavano solamente montati, senza dover effettuare lavorazioni o modifiche aggiuntive. Il costo del kit completo era di 250.000 Lire, a fronte di un prezzo della vettura base di 590.000 Lire. Per 52.000 Lire ci si portava a casa lo scarico e l’aspirazione “sportivi”, con 64.000 i freni a disco, mentre la scatola del cambio con 5 marce e rapporti ravvicinati con coppa dell’olio ribassata veniva ben 390.000 Lire.

A tutto sprint! Si sfociava così nel campo della preparazione sportiva, per l’uso prettamente agonistico era infatti disponibile anche il kit "Mille Miglia". Una trasformazione molto rara da reperire, in quanto richiedeva benzina ad elevato numero di ottani e non garantiva un’adeguata affidabilità nell’uso quotidiano. Disponibili dal 1956, i kit Abarth offrivano un ampio ventaglio di personalizzazioni con una vasta offerta di volanti, strumentazioni e accessori specifici. Nella scheda di accompagnamento alla classica Cassetta di Trasformazione Abarth, oltre al potenziamento meccanico erano inclusi anche i seguenti accessori: “serie calandra e fregi laterali, scudetto Abarth, fregio cofano, distintivo Abarth, serie scritture cromate, serie coppe ruote con marchio Abarth, 6 lattine di olio Castrol”. La potenza passava così da 21,5 a 41,5 CV, con un regime di rotazione massima che passava da 4600 a 5500 giri/min.

Più cavalli, grazie! Nel 1960 anche alla Fiat intuirono che forse era il caso di offrire più cavalleria: con il lancio della 600 D venne introdotto un nuovo motore 750 (767 cc), seguendo quanto fatto sulle prime 600 di derivazione Abarth. Carlo Abarth non stette a guardare e andò al rilancio con la Abarth 850 TC, 847 cc e 52 CV. La definitiva ascesa delle “derivate” nel mondo agonistico venne sancita nel 1962 con la 1000 TC berlina, spinta da un 982 cc da 60CV: una vera dominatrice delle gare in salita, ma anche vincitrice di numerose gare su pista. La potenza dell'Abarth 1000 crebbe costantemente fino a superare i 110 CV nel 1970: nella sua ultima evoluzione, la Abarth 1000 TC raggiungeva i 200 km/h.

Motori al vento. La meccanica semplice rendeva le Fiat 600 robuste e globalmente affidabili. Nelle competizioni ci si giocava il risultato operando sulle varie regolazioni meccaniche: si otteneva qualche cavallo in più con albero camme e collettori sportivi. Fondamentale anche la scelta dei rapporti del cambio e il differenziale autobloccante. Poteva capitare di bucare qualche cilindro per una carburazione sbagliata o di bruciare le guarnizioni della testata. Più spesso, le 600 erano afflitte da problemi di surriscaldamento. Una problematica che molti risolvevano facilmente, montando pulegge più piccole che facevano girare più velocemente la ventola di raffreddamento. Non è un caso che molte Abarth erano dotate di alza cofani. In realtà un’inchiesta condotta da Quattroruote rivelò che oltre una certa angolazione l’apertura del cofano non portava alcun vantaggio in termini di raffreddamento e impediva la lettura della targa.

Indipendenti. Una maggior superficie di carrozzeria, tuttavia, dava ripercussioni positive sull’aerodinamica. Dopo alcuni studi, le Abarth più performanti vennero dotate di un’ala fissa posteriore che consentiva di guadagnare qualche chilometro in più di velocità massima. Nelle competizioni, la Fiat 600 risentiva soprattutto dei limiti di tenuta derivanti dalla sospensione a balestra. La svolta arrivò quando le piccole pesti Abarth montarono delle sospensioni indipendenti. Oggi le Fiat 600 con elaborazione 750 sono rarissime Gran parte delle derivate Abarth in circolazione sono 850 e 1000 TC. I pochi esemplari in vendita richiedono esborsi impegnativi. Tuttavia, chi volesse approfondire il discorso sulla bella Fiat 600 derivazione Abarth 750 della signora Nicohosoff può consultare il sito e le pagine social (Facebook e Instagram) di Excellence in Motion per maggiori informazioni.

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