Idropneumatiche Citroёn, che storia! - Ruoteclassiche
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16/08/2018 | di Alberto Amedeo Isidoro
Idropneumatiche Citroёn, che storia!
Peculiarità delle automobili del Double Chevron per sessant’anni, le sospensioni idropneumatiche, colpite dalla “spending review”, vanno in pensione nel 2015. Scopriamo insieme i principi che regolano questa affascinante tecnologia e i modelli del passato che ne sono dotati.
16/08/2018 | di Alberto Amedeo Isidoro

Peculiarità delle automobili del Double Chevron per sessant’anni, le sospensioni idropneumatiche, colpite dalla “spending review”, vanno in pensione nel 2015. Scopriamo insieme i principi che regolano questa affascinante tecnologia e i modelli del passato che ne fanno uso.

Il papà delle idropneumatiche. La trovata, geniale, si deve a Paul Magès, detto “il professore”, brillante inventore che, a cavallo degli anni 30 e 50, lavora a stretto contatto con André Lefèbvre (ingegnere col chiodo fisso della trazione anteriore, che porta al debutto sulla Traction Avant) e Flaminio Bertoni (estroso stilista italiano famoso per aver dato forma alle più belle automobili Citroёn).

Cosa sono e come funzionano. L’obbiettivo è ottenere le migliori sospensioni possibili sia a livello di confort, sia di tenuta di strada. Magès inizia a studiare una sospensione innovativa, senza molle né balestre, già negli anni 40 e mette a punto diverse soluzioni. Tutte assaggi dello schema che debutterà, nel 1954, sulla 15 Six H, prima vettura con sospensioni idropneumatiche di serie (ma solo al posteriore). La soluzione per la sospensione ideale è mantenere una grande flessibilità a un’altezza costante del veicolo, ma come farlo? Magès non ha dubbi: bisogna sostituire le molle con un gas, azoto nella fattispecie. Ogni ruota viene collegata al telaio con un braccio che, muovendosi, sposta il liquido contenuto in una sfera. A mantenere costante l’altezza del veicolo provvede un meccanismo automatico, il correttore d’altezza, che riceve il liquido da una centrale e lo eroga sotto pressione. Il sistema funziona nei due sensi: aggiunge liquido quando si carica il veicolo e lo toglie quando lo si scarica.

Per un dolce viaggiare. Dagli anni 50 ai 2000, le vetture di fascia media e alta del Double Chevron hanno portato avanti la tecnologia delle sospensioni idropneumatiche, vantando livelli di confort assoluti, impossibili da raggiungere con i sistemi meccanici tradizionali. Tra le automobili Citroёn con effetto “tappeto volante” – chi le ha provate sa benissimo di cosa stiamo parlando – una menzione particolare spetta alla DS 19 del 1955, primo modello a montarle sulle quattro ruote entrato nell’immaginario collettivo per il design senza tempo e le tante soluzioni tecniche innovative. La stessa tecnologia si ritrova sull’erede della “dea”, la CX del 1974, e sulla successiva XM del 1989 che, sulle versioni di punta, monta le Hydractiva a controllo elettronico. Grazie a delleelettrovalvole queste sospensioni permettono di variare la durezza della risposta e l’altezza da terra in maniera automatica. La prima media del Double Chevron a fregiarsi delle idropneumatiche, invece, è la GS del 1970, cui seguono la BX (1982) e la Xantia (1993) dotata, solo sugli allestimenti più ricchi, di un’ulteriore evoluzione del sistema Hydractiva. Le idropneumatiche arrivano al capolinea con le Hydractiva 3 montate sulla C5, berlina prodotta in due generazioni dal 2001 al 2017.

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