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Il mito Ferrari Testarossa, le derivate

La Ferrari Testarossa è stata tra i principali successi della Casa del Cavallino: la sua inconfondibile silhouette con le grandi prese d’aria lamellari, ma anche la partecipazione in telefilm come Miami Vice contribuì alla sua fama. In questa seconda parte vi raccontiamo l’evoluzione della Ferrari Testarossa: dalle derivate “512”, alle concept car e fuoriserie.

La Ferrari 512 TR (dove TR stava per Testa Rossa) venne presentata al Salone dell’Auto di Los Angeles del 1992. Sebbene la linea fosse stata rivista solo in alcuni dettagli (fari, griglia frontale specchietti e cerchi), la 512 TR era una vettura nuova dal punto di vista meccanico. L’aggiornamento coincise con una migliore distribuzione dei pesi: 41% all’anteriore, 59% al posteriore. La rinnovata TR manteneva lo stesso 5 litri V12  della Testarossa (per questo venne scelta la numerazione “512”), ampiamente rielaborato, a partire da fodere in Nikasil e con un nuovo sistema di aspirazione dell’aria con valvole più grandi. Nuovo anche il sistema di gestione del motore Bosch e il sistema di scarico. La potenza massima toccava quota 422 CV a 6.750 giri/min. Lo 0-100 km/h avveniva sotto la soglia dei 5 secondi (4,8 s), mentre la velocità massima superava abbondantemente il muro dei 300 all’ora: 313,8 km/h.

Il tocco di Camardella. Anche la trasmissione beneficiò di importanti aggiornamenti: una frizione monodisco, così come nuovi cuscinetti a sfera e una migliore angolazione del pomello facilitavano l’inserimento delle marce, rendendo le cambiate più facili e precise. L’impianto frenante comprendeva dischi anteriori forati  più grandi. Lo sterzo aveva un rapporto di demoltiplicazione inferiore e i pneumatici a profilo ribassato, unitamente a  nuove impostazioni degli ammortizzatori che ne miglioravano complessivamente la maneggevolezza. Un riposizionamento del motore, più in basso ne migliorava il centro di gravità a tutto vantaggio della guidabilità. Anche l’interno venne rivisto, con la console centrale separata dal cruscotto e i comandi del climatizzatore riposizionati. Il designer Pietro Camardella in forza alla Pininfarina venne incaricato a ridisegnare la carrozzeria alla luce di una miglior integrazione con i nuovi spoiler e il nuovo cofano motore, senza la gobba precedente. La fanaleria e gli interventi stilistici accentuavano il “family feeling” con la più piccola 348TB introdotta nel 1989.

Piena maturazione.  L’ultima variante chiamata F512 M, dove M significava “Modificata”, venne presentata al Salone dell’Auto di Parigi del 1994. Il frontale e la coda vennero totalmente rivisti: nuovi i fari fissi e la parte anteriore ispirata alla nuova F355; al posteriore i quattro fanali ellittici, tipici della produzione Ferrari rimpiazzavano i fari rettangolari celati dietro una griglia dei modelli precedenti. Il risultato non fu dei migliori, ma sotto pelle ci furono ulteriori migliorie che portarono a piena maturazione il progetto Testarossa. La distribuzione dei pesi vide un ulteriore cambiamento, con il 42% all’anteriore e il 58% al posteriore. La Ferrari F512 M è stata l’ultima Ferrari a montare il motore a 12 cilindri piatto. La F512 M è stata l’ultima versione della Testarossa. Il V12 da 5 litri, giunto alla sua massima evoluzione montava nuove bielle in titanio e un nuovo albero motore che consentirono un risparmio di peso pari a 7 kg. La potenza massima era di 434 CV a 6.750 giri/min, mentre la coppia massima era di 500 Nm a 5.500 giri/min. La Ferrari F512 M può accelerava da 0 a 100 km/h in 4,7 secondi con una velocità massima di 315 km/h. In totale sono state prodotte 501 vetture, di cui 75 con guida a destra.

Le speciali. Sulla base della Ferrari Testarossa vennero realizzate anche alcune concept e diverse fuoriserie. Nel 1989 è la volta della Mythos, una proposta di stile firmata Pietro Camardella per Pininfarina. L’auto, dalla tipica forma a cuneo era una vettura scoperta ad alte prestazioni che riprendeva lo stesso arrangiamento meccanico della Ferrari Testarossa. Nello stesso anno lo scultore e designer Luigi Colani presentava la “Ferrari Test d’Oro”, un prototipo estremo nelle linee e nella meccanica. Il prototipo era basato sulla Ferrari Testarossa elaborata dal preparatore Lotec: il V12 piatto erogava ben 750 CV per 900Nm di coppia. Lo stile della “Testa d’Oro” era sviluppato in funzione dell’aerodinamica. La linea si caratterizzava per le superfici tondeggianti e i volumi oblunghi, tipici della produzione di Colani. La vettura raggiunse l’obiettivo battendo il record della sua classe nel 1991, raggiungendo una velocità massima di 351 km/h.

Figlia illegittima. Tra le fuoriserie omologate ricordiamo invece la Ferrari F90, la FZ93 e la FX.  Per quasi 18 anni la Ferrari ha negato l’esistenza della F90, ma alla fine il progetto è venuto alla luce, così come è stato rivelato che nel 1988 ne furono realizzate sei: tutte per il Sultano del Brunei. Il progetto venne coordinato da Enrico Fumia, responsabile del reparto Ricerca e Sviluppo della Pininfarina. All’epoca si trattava di un progetto assolutamente top secret, tanto che la stessa Ferrari non ne era a conoscenza. Il nome F90 alludeva al fatto che le sue linee prefigurassero lo stile delle Ferrari degli anni ’90. I sei esemplari della Ferrari F90 utilizzavano il telaio Ferrari Testarossa, sul quale Pininfarina realizzò una carrozzeria e degli interni del tutto inediti. La meccanica rimase invariata, ma i radiatori vennero spostati nella parte anteriore della vettura. La particolare FZ93 (Formula Zagato ’93) è stata progettata da Ercole Spada per la Zagato. Nel 1994 la vettura è stata rielaborata e riverniciata in rosso; per l’occasione venne anche ribattezzata ES1 in onore del suo progettista.

Le follie del Sultano. La Ferrari FX è un’altro progetto commissionato alla Pininfarina dal Sultano del Brunei nei primi anni 90. Dal punto di vista estetico le principali novità riguardavano il frontale e gli interni ridisegnati. Sotto pelle il V12 della Ferrari Testarossa venne accoppiato ad una trasmissione inedita: un cambio sequenziale a 7 marce derivato da quello usato sulle Williams di Formula Uno nei primi anni 90. Nel 1995 Ferrari FX raggiungeva così i 330 km/h di velocità massima. Il Sultano del Brunei era solito ordinare dalle sei alle nove vetture per commessa, nel caso della FX venne annullata la consegna della numero quattro. L’imprenditore e pilota Dick Marconi comprò quell’auto dalla Williams. Oggi la vettura è esposta al Marconi Automotive Museum di Tustin in California.

Il mito Testarossa. Nel 1996, la F512 M segnava la fine dell’era Testarossa lasciando il posto alla bella 550 Maranello: una classica GT a motore anteriore. Nell’immaginario collettivo, tuttavia la Ferrari Testarossa continuò a incarnare  l’ideale della Ferrari per antonomasia. Christian De Sica nel film “Ricky e Barabba” del 1992, diceva : “Ferrari Testarossa tutta la vita! E’ un mito, nun se batte!” A distanza di quasi trent’anni, la storia gli ha dato ragione.

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