Le 10 auto italiane da tenere (o mettere) in garage - Ruoteclassiche
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15/05/2018 | di Luca Pezzoni
Le 10 auto italiane da tenere (o mettere) in garage
Dalla Brera alla Thesis passando per la 4C. Ecco una selezione di auto tricolori, dalle youngtimer a quelle ancora a listino, che potrebbero tra vent’anni far gola a tanti. Unica regola del gioco, escludere supercar, auto troppo costose e marchi troppo nobili
15/05/2018 | di Luca Pezzoni

Dalla Brera alla Thesis passando per la 4C. Ecco una selezione di auto tricolori, dalle youngtimer a quelle ancora a listino, che potrebbero tra vent’anni far gola a tanti. Unica regola del gioco, escludere supercar, auto troppo costose e marchi troppo nobili

Basta scorrere i pareri online sui social, piuttosto che buttare l’occhio a fondi di investimento o discussioni di appassionati: indovinare o almeno discutere di quali siano le auto contemporanee o ancora appartenenti alla categoria “usato” che potranno far gola in futuro rimane un grande argomento di discussione.

Abbiamo deciso in redazione di iniziare un viaggio per nazione, si parte con l’Italia poi sarà il turno di Germania, Giappone, Francia e così via, alla ricerca se non di certezze almeno di una selezione. Con un caveat, che si tratti di Italia piuttosto che di Germania eliminare dai giochi le supercar conclamate, auto in edizione limitatissima o one off e tutte quelle che per altri motivi è scontato che siano classiche domani.

Come dire che Maserati, Ferrari, Lamborghini e Ferrari sono assenti giustificate anche perché avrebbero occupate da sole la short list. Al contrario, invece, tenere conto o almeno provare a immaginare l’influenza dei gusti dei nuovi consumatori, vedi la mitica categoria dei millenial, ovvero i giovani di adesso. Ecco quindi il nostro elenco pensato più per discuterne online e sui social che come guida all’investimento, voi cosa ne pensate? Apriamo le discussioni in rigoroso ordine alfabetico…

Abarth 500
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Il ritorno di un marchio storico legato alle indelebili pagine sportive di Carlo Abarth è tra le tante cose buone fatte da FCA negli ultimi anni. E il fascino delle 500 e 600 Abarth che correvano a Monza ed erano il sogno dei ventenni nati dopo la seconda guerra mondiale è ancora vivo, basta guardare le quotazioni e i capannelli che ancora adesso sono in grado di crearsi intorno, complice il mix quasi unico di simpatia e aggressività. E allora essendo già la 500 postmoderna in versione normale un veicolo che resiste al tempo senza invecchiare, per quale motivo le ancora più rare Abarth di questi anni non dovrebbero essere ricercate in futuro? Tra le varie versioni con kit di potenziamento e altro, non c’è che l’imbarazzo della scelta ma trovando una 695 Tributo Ferrari prodotta in meno di 2000 esemplari o una Edizione Maserati, ne esstono solo 499 esemplari, non bisogna vere dubbi. Al momento per gli esemplari più attempati bastano meno di 10.000 euro.

Alfa Romeo Brera
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La storia è nota, presentata nel 2002 come esercizio di stile da Giugiaro doveva essere una coupé alto di gamma con cofano più lungo, motore Maserati e stilemi più vicini alle supercar che alle auto di tutti i giorni. Il successo di critica e di opinione, era l’epoca dei primi commenti online con i social ancora lontani, tolsero gli ultimi dubbi relativi alla produzione. Ma il passaggio dal concept alla serie non fu indolore, frontale troppo simile alla 159, normalizzazione delle linee e accorciamento delle dimensioni tolsero purezza all’idea originaria. Trazione anteriore e propulsori buoni ma non eccellenti fecero il resto, compreso il 3.2 che abbandonava la parentela con Busso per scegliere dna australiano, era l’epoca dell’alleanza naufragata con GM del gruppo Fiat. Eppure, vista oggi, rimane ancora molto affascinante e sembra non invecchiare esattamente come Dorian Gray. Si trova con discreta facilità a molto meno di 10.000 euro ma vale la pena puntare su una 3.2 a quattro ruote motrici. I puristi inorridiranno ma sempre con il motore più potente esistono pochi esemplari solo con la trazione anteriore…

Alfa Romero Giulia
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Non avrà la purezza di linee della 156 ma segna il ritorno – alla grande – del vero spirito Alfa Romeo e della trazione posteriore dopo quasi trent’anni di continue richieste e preghiere da parte dei fan del marchio. In vendita da poco tempo ha raccolto apprezzamenti di critica e di pubblico, pur proponendosi solo in versione berlina e snobbando la station che nel segmento fa volumi. Non necessariamente un male per chi, ora o tra qualche tempo, se ne terrà una in garage, magari per accompagnare le nonnine del passato come la Giulia piuttosto che la Alfa 2000 o la Alfetta. Quale scegliere? La Quadrifoglio da 510 cavalli per chi può è una certezza…

Alfa Romeo Stelvio
1564662OKUn Suv? Non necessariamente una eresia e per una serie di validi motivi. In primis occorre considerare che i gusti cambiano, gli esperti di Knight Frank con i loro periodici report sui valori delle auto classiche hanno già messo sull’avviso in passato: i nuovi appassionati provenienti da mercati come Africa, Asia e USA apprezzano molto Jeep, SUV e Crossover. E poi, in questo caso si tratta del primo veicolo di questo tipo di un marchio famoso, ricercato e che torna anche ad affacciarsi alla Formula 1. Infine è piacente, molto, e in versione quadrifoglio ha una cavalleria da supercar. Da tenere d'occhio in futuro quando i valori dell'usato scenderanno.

Alfa Romeo 156

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Non si vive di sola trazione posteriore ma anche di design, simboli e innovazione. Se c’è un’auto che quando è uscita ha segnato la svolta per Alfa Romeo dopo un periodo non felicissimo è stata la 156. Le linee disegnate da un De Silva in stato di grazia, i motori diesel common rail, gli interni che ritornavano a strizzare l’occhio agli appassionati, volante con corona di legno compreso. Per non parlare dello scudettone finalmente importante che spostava la targa a margine in un frontale che è meraviglioso ancora adesso e le maniglie delle porte posteriori nascoste talmente bene, quando ancora nessuno lo faceva, fino a farla sembrare una coupé. Il clamoroso successo di vendite e di pubblico non è positivo per i valori futuri, ma di GTA ne hanno fatte poche… e anche la 2.5 con il V6 imparentato con Busso potrebbe essere una buona scelta. Non ce ne voglia nessuno, ma il restyiling di mezza vita targato Giugiaro ha peggiorato le cose.

Alfa Romeo 4C
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Avevamo detto di stare lontani dalle supercar e qui ci siamo pericolosamente vicini. Ma basta dare un occhio ai valori dell’usato, che non scendono, e al processo di invecchiamento che non sembra mi iniziare per questa sportiva senza compromessi per scommetterci. Il percorso verso youngtimer e classica è scontato. Chi ha già messo la 4C in garage e chi riucirà a farle posto in futuro difficilmente si pentirà e sembra, proprio come la Lotus Elise un altro esempio di auto senza tempo. Il dilemma tra coupé o spider, come per il colore, è solo una questione di gusti, anche i criticati fari anteriori senza trasparente delle prime serie un domani potrebbero diventare elemento distintivo.

Fiat Coupé
1243106OKUna delle più attempate in questa selezione ma merita di starci per una serie di ragioni: il design originale ne fa un unicum firmato Chris Bangle che, pur dividendo le opinoni tra detrattori e sostenitori, ha sempre un suo perché e ha segnato un epoca. Poi perché nelle versioni 2.0 turbo a quattro cilindri ha lo stesso cuore, bullone più bullone meno delle Lancia Delta Integrale. Infine perché vista oggi rappresenta, con alcuni elementi vedi la plancia colorata a tono con la carrozzeria, un primordiale esempio di quello che è accaduto dopo in modo più smaccato con Maggiolino, Mini e 500, ovvero guardare la passato per ritrovare la retta via. E poi costa talmente poco ora che, anche se non dovesse rivalutarsi, difficilmente ci si perderà. Le versioni turbo a 20 valvole con i motori di nuova generazione a cinque cilindri vanno ancora più forte ma perdono la parentela con la Delta Integrale...

Fiat 124
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Nata cinquant’anni dopo non è disegnata come l’antenata da Tom Tjaarda ma ne omaggia in modo riuscito alcuni tratti caratteristici. Nonostante la parentela giapponese con la Mazda MX5 che alla fine, diciamolo, non è un male, anzi, rappresenta una pagina felice per le scoperte all’italiana. E ha un cuore tutto suo che la differenzia dalla cugina orientale. Meno effemminata della barchetta, ha tutti i cavalli che servono, la trazione posteriore e pure le versioni Abarth che anche qui, come nel caso della 500, strizzano l’occhio al tempo glorioso che fu. Bicolore compreso. E allora difficilmente sbaglierà chi se ne terrà una in garage, se poi fosse la Anniversario del 2016 con portapacchi cromato, cerchi Cromodora e soli 124 esemplari prodotti. Anche qui d tenere sotto controllo appena caleranno i valori dell'usato.

Fiat 500
1291168OKMerita di stare in questa short list anche senza il marchio Abarth per tanti motivi diversi. Tra questi la longevità senza mostrare un filo di rughe dopo oltre dieci anni, la simpatia e la classe con cui omaggia un auto storica per il mondo automotive non solo italiano riadattandolo ai tempi. E poi perché tra versioni speciali, tetto apribile in tela della C che ne fa quasi una cabrio ma da usare tutti i giorni, colori e versioni speciali forse non varrà mai un capitale ma sarà sempre bello averne una in garage, specialmente accoppiata al cinquino originale. E non sarebbe male ricordarsi dei meriti di Lapo Elkann per aver fatto sì che tutto questo fosse possibile.

Lancia Thesis
Lancia-Thesis-2002-1600-03OKEcco la provocazione dirà qualcuno. Ok, se ne può discutere ma a distanza di 15 anni forse sarebbe il caso di dire che, anche se ha fallito il compito di rilanciare il marchio (ma davvero ce ne erano ancora le condizioni e poteva farcela da sola?) la Thesis è tutt’altro che un’auto banale e scolastica come purtroppo, ad esempio, era stata la K. Le linee disegnate da Mick Robinson e da un giovane Flavio Manzoni, ora in Ferrari ma al tempo capo del centro stile Lancia, discendono dal prototipo Dialogos, sono molto personali e non mancano tocchi coerenti con lo spirito del marchio. Vedi una certa eleganza nelle linee e uno spirito da limo che l’hanno fatta amare da molti politici o da chi amava farsi portare in giro dall’autista senza dare troppo nell’occhio. La produzione limitata causa lo scarso successo non toglie il fatto che per gli appassionati del marchio abbia senso provare a mettersela in garage, l’ultima vera ammiraglia con DNA Lancia prima delle alleanze americane e, in versione 3 litri V6, imparentata con Busso e Alfa Romeo. Non sarà tanto me neppure poco.

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