Era esattamente il 15 marzo 1921 quando venne costituita la “Società Anonima Moto Guzzi". Fu la nascita del “marchio che il mondo ci invidia”, grande protagonista della moto italiana. Se andrà tutto bene, lo festeggeremo nelle GMG di settembre.
Moto Guzzi è l’Alfa Romeo delle due ruote. È una metafora ardita, ma serve a far capire a chi non ha molta familiarità con la moto la portata storica del suo Centenario, celebrato il 15 marzo. Le storie delle due aziende hanno molto il comune. Il primo e secondo nome sul fregio contrassegnato da una creatura animale, l’origine lombarda (Mandello del Lario e Milano), l’epoca di fondazione, un passato sportivo glorioso, l’attuale appartenenza a un gruppo multinazionale. E poi il rosso, il colore delle corse e della passione, che ha accomunato milioni di italiani e ammantato i modelli di produzione di un valore aggiunto che non si compra nelle agenzie di marketing. Chissà se Carlo Guzzi e Giorgio Parodi, i due fondatori, avrebbero immaginato un traguardo come questo quando siglarono davanti al notaio l’atto di nascita della società avente per oggetto "la fabbricazione e la vendita di motociclette e ogni altra attività attinente o collegata all'industria metalmeccanica". Guzzi e Parodi scelsero come simbolo l’aquila ad ali spiegate in memoria del compagno d’armi Giovanni Ravelli. I tre avevano prestato servizio nel Servizio Aereo della Regia Marina e durante la Grande Guerra avevano sviluppato l’idea di dedicarsi alla costruzione di motociclette di concezione innovativa. Ravelli perì nel 1919 durante un volo di prova e i due amici vollero ricordarlo col simbolo dell’Arma aerea. Da allora l’Aquila è il simbolo della Moto Guzzi, emblematico ed evocativo quanto il Biscione.
Una fabbrica monumento. La scelta della sede operativa fu facile: Mandello del Lario, amena località sul Lago di Como – ramo Lecco – dove la famiglia Guzzi aveva la dimora di villeggiatura. Nei decenni quello stabilimento è diventato un monumento di archeologia industriale unico al mondo. È ancora attivo, ancora oggi vi si assemblano le Moto Guzzi di gamma. Inutile dire che le strade litoranee e le salite sui monti sopra Lecco diventarono le piste di collaudo dei modelli entrati nella storia. A cominciare dalla GT 500 Norge del 1928, portata al Circolo Polare Artico da Giuseppe Guzzi, fratello del fondatore Carlo, in un raid che fece epoca. Poi la sportiva Airone 250 (1939), il motoscooter Galletto che dal 1950 contribuì alla motorizzazione di massa dell’Italia nel secondo Dopoguerra. Poi arrivò la Fiat 500 e cambiarono molte cose, ma in quegli anni di vele spiegate si fece in tempo a inaugurare la galleria del vento, la prima al mondo in campo motociclistico, tuttora visitabile nello stabilimento di Mandello. La volle quel team di progettisti straordinari come Giulio Cesare Carcano, Umberto Todero, Enrico Cantoni. Carcano fu il padre della sofisticata Otto Cilindri GP da 285 kmh (nel ’55!) e dei prototipi che tra il 1935 e il ‘57 si aggiudicarono ben 15 titoli mondiali Velocità e 11 Tourist Trophy.
Il bicilindrico che ha fatto storia. Carcano fu anche l’ideatore del motore bicilindrico a V di 90° da 700 cc con trasmissione finale a cardano, destinato a diventare il simbolo stesso della Casa di Mandello. Era stato concepito alla fine degli anni Cinquanta con l’idea di destinarlo a un’automobile utilitaria, magari costruita proprio a Torino. Caduto l’interesse, dietro una specifica richiesta della Polizia italiana fu progettata una (per allora) maximoto per sostituire il vecchio Falcone. Commercializzato nel 1967 con la prima V7, le “buone vibrazioni” di quel bicilindrico a V hanno attraversato i decenni con le V7 Special e Sport, quattro generazioni di California e quattro di Le Mans. Sulla stessa architettura, oggi quel propulsore motorizza l’attuale gamma V7 e V9, inclusa la più recente V85 TT, che nel 2021 è proposta nella speciale livrea Centenario. Ispirata, non a caso, al verde oliva e al grigio alluminio della Otto Cilindri.
A settembre tutti a Mandello. Per proseguire il paragone storico e industriale con l’Alfa Romeo, il marchio ha attraversato i suoi alti e i suoi bassi, fra tonfi e trionfi. Dal 2004 l’Aquila vola nei cieli del Gruppo Piaggio, dopo la cessione da parte di Ivano Beggio, patron dell’Aprilia. “Un’eccellenza tutta italiana che ha fatto la storia del nostro paese senza mai invecchiare e che continua a muovere la passione più autentica di migliaia di guzzisti in tutto il mondo”, ha chiosato per l’occasione Roberto Colaninno, presidente e Ad. I suoi appassionati celebrano il culto dell’Aquila nel tradizionale raduno di settembre, da qualche anno etichettato Giornate Mondiali Guzzi. Quest’anno è previsto dal 9 al 12 settembre: sarà il momento clou del Centenario per decine di migliaia di motociclisti, guzzisti di oggi e di ieri. Perché, sotto sotto, un’Aquila è per sempre. Con affetto, buon compleanno, cara vecchia Moto Guzzi!