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09/10/2015 | di Redazione Ruoteclassiche
La nuova “Stazione di servizio” di Lapo Elkann
Inaugurata a Milano la nuova sede della Garage Italia Customs, una ex stazione di servizio Agip diventata monumento cittadino (e non solo) grazie a una architettura d’avanguardia degli anno ’50 voluta da Enrico Mattei. Diventerà la sede della Garage Italia Customs, società di Lapo Elkann.
09/10/2015 | di Redazione Ruoteclassiche

Inaugurata a Milano la nuova sede della Garage Italia Customs, una ex stazione di servizio Agip diventata monumento cittadino (e non solo) grazie a una architettura d’avanguardia degli anno ’50 voluta da Enrico Mattei. Diventerà la sede della Garage Italia Customs, società di Lapo Elkann.

“Ogni volta che ci passavo davanti mi dicevo che avremmo fatto di tutto per acquistarla. Non è stato facile ma alla fine ce l’abbiamo fatta”. È un Lapo Elkann euforico quello che inaugura la nuova sede della Garage Italia Customs, azienda che il nipote di Gianni Agnelli ha da tempo avviato con alcuni soci nel campo della personalizzazione di auto, moto, aerei, barche ed elicotteri. E c’è da capirlo: Lapo Elkann ha infatti messo le mani su un autentico monumento dell’architettura stradale anni 50, una stazione di servizio storica, un tempo di proprietà dell’Eni, poi abbandonata a seguito del fallimento dell’ultimo proprietario. Ne farà un “punto di incontro e di riferimento per gli amanti del bello e del buono concepito in Italia”. Un luogo destinato non solo alla personalizzazione a 360 gradi di qualsiasi mezzo a motore, ma anche all’intrattenimento e all’incontro tra appassionati, dove si potranno anche gustare i piatti cucinati da uno chef pluristellato come Carlo Cracco.

A riqualificare l’ex stazione di servizio Agip di piazzale Accursio, a Milano, ci penserà un’archistar del nome di Michele De Lucchi, affascinato dalle “due grandi e sproporzionate tettoie che non sono solamente degli oggetti per ombreggiare la facciata o proteggersi dalla pioggia, ma sono l’essenza stessa di questa architettura dalla forte capacità comunicativa. Non è un semplice edificio, è un monumento alla fantasia. Un edificio streamline che sembra spiccare il volo sulla piazza”.

L’architettura spettacolare, da astronave spaziale atterrata in una piazza milanese, è opera dell’architetto Mario Bacciocchi, nato a Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) nel 1902 e scomparso nel 1974. Un professionista colto e geniale, che parlava diverse lingue e suonava cinque strumenti, al quale si devono importanti costruzioni a Milano e in Emilia Romagna. E al quale si devono anche le stazioni di servizio Agip dal 1952 ai primi anni 60. Fu Enrico Mattei, presidente dell’Eni, a commissionargliele, in un “programma di potenziamento della rete di distribuzione stradale di carburanti e lubrificanti predisposto dall’Agip lungo tutte le più importanti arterie del traffico”. Una serie di impianti standardizzati, “caratterizzati da una gradevole linea comune che li distingue, anche a distanza, nei confronti delle stazioni delle altre case distributrici”, come sosteneva Mario Bacciocchi. Una linea architettonica standardizzata, riconoscibile a distanza, grazie anche al colore comune: il giallo.

Un programma portato a termine con successo tanto che “Alla fine del 1962 la rete italiana dell’Agip era la più moderna tra quelle europee per la distribuzione di carburanti”, come sostiene Dorothea Deschermeier nel suo libro “Impero Eni: l’architettura aziendale e l’urbanistica di Enrico Mattei”, Damiani Editore. È ancora Dorothea Deschermeier a spiegare con chiarezza l’architettura tipo delle stazioni di servizio di Agip-Eni: Il modello tipo di Bacciocchi prevede 13 diverse versioni della stessa tipologia, che si differenziano solo per la grandezza e l’arredamento. Il modulo base delle stazioni di rifornimento è una parete che si rastrema verso il basso e dalla quale, su entrambi i lati, si estendono due coperture a differente altezza, così che nel complesso il profilo assume l’aspetto di una T irregolare. La copertura della parte anteriore aggetta maggiormente rispetto a quella posteriore e si conclude con una curvatura verso il basso. Questo tipo di copertura rappresentava uno degli elementi preferiti di Bacciocchi… In effetti, essa trasmetteva qualcosa di molto leggero e dinamico che la faceva diventare quasi un ‘tetto volante’.

“Le diverse tipologie proposte da Bacciocchi sono suddivise in vari gruppi a seconda della grandezza della stazione di rifornimento. Il modello più contenuto, che consiste semplicemente nel modulo di base, è la Pensilina, seguita dai modelli che prevedono anche l’allestimento di un chiosco piccolo, medio o grande, rispettivamente con o senza pensilina sporgente. Dopo i chioschi di varie dimensioni, è la volta delle stazioni di rifornimento piccole, medie o grandi; e alla fine si contano tre scale diverse di stazioni di servizio

A seconda del progetto di volta in volta adottato, questo fabbricato ospita lo spazio vendita, il bar, la tavola calda e le officine per il lavaggio e l’ingrassaggio delle auto, adattando le proprie dimensioni all’impiego e aumentando soltanto lo sviluppo orizzontale, senza peraltro cambiare aspetto. In tutte le stazioni di servizio era inoltre appeso un crocefisso in ceramica prodotto in serie su bozzetto di Aldo Caron”.

Gilberto Milano

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