BMW Serie 7 E65: quando il lusso è brutalista - Ruoteclassiche
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20/12/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
BMW Serie 7 E65: quando il lusso è brutalista
Nel 2001 BMW presentava la quarta generazione della sua ammiraglia: la Serie 7 E65, modello controverso per la linea e per il rivoluzionario iDrive ma anche un auto di grande successo. Ecco la sua storia!
20/12/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Al Salone di Francoforte del 2001 BMW annunciava il suo nuovo corso stilistico con la quarta generazione della Serie 7. La linea della E65, al limite del cubismo, venne ampiamente criticata. C’era da aspettarselo, considerando che si trattava di una vettura all’avanguardia sotto tutti i punti di vista.

Vent’anni fa il debutto della BMW Serie 7 E65 suscitò una vera e propria bufera: il modello venne accolto da aspre critiche per lo stile controverso e per l’approccio completamente inedito del sistema iDrive che gestiva l’infotainment. Il designer Chris Bangle, all’epoca a capo del Centro Stile BMW, già alla fine degli anni 90 iniziò a definire un inedito family feeling per le BMW del Terzo Millennio. E, tagliando i ponti con il passato, reinterpretò gli stilemi classici del marchio con un imprinting, più vicino all’architettura che al settore automobilistico. Nei primi mesi della commercializzazione, il mercato si rivelò ostile a questa Serie 7 al punto che le vendite delle rimanenti scorte della precedente E38 terminarono rapidamente. Tuttavia, in breve tempo la situazione s’invertì: la E65 aveva lanciato un trend destinato ad essere seguito da tutti i marchi “premium” e si configurò come un grande successo per l’elica biancoblu, dando ragione al visionario Bangle e al suo team di lavoro.

Il debutto. Il progetto per BMW Serie 7 E65 venne avviato nel 1996, due anni dopo la commercializzazione della E38, e giunse a compimento nel gennaio 1999. Lo stile della E65 venne brevettato ufficialmente il 16 novembre 2000 mentre lo sviluppo del modello di produzione (test per la meccanica, telaio, strumentazione e dispositivi di sicurezza) terminò nella primavera del 2001.
Tra le peculiarità vi erano i grandi fari ondulati anteriori, il baule con coperchio leggermente sovrapposto, l’antenna a forma di pinna di squalo e l’abitacolo in stile minimal: all’estremità dell’ampio tunnel centrale vi era un’unica rotella per controllare gran parte delle funzionalità di bordo. Anche questo aspetto causò molte difficoltà ai clienti, abituati alle plance pullulanti di tasti fisici dei modelli precedenti.
La E65 venne svelata ufficialmente al Salone dell'Auto di Francoforte del 2001 insieme alla BMW X5 4.6is (E53). La nuova BMW Serie 7 entrò nei listini europei il 17 novembre 2001 sostituendo la serie E38, uscita di scena nel mese di luglio, dopo sette anni di onorata carriera. Sugli altri mercati debuttò nella primavera del 2002, per rispettare le differenti norme omologative.

Rivoluzione interna. La presentazione della Serie 7, tuttavia, fu solo la punta dell’iceberg di un importante processo di rinnovamento interno alla BMW, sia per quanto riguardava lo stile delle vetture e sia per le tecnologie produttive, sempre più avanzate e rispettose dell’ambiente.
La produzione della Serie 7 E65 nello stabilimento BMW di Dingolfing venne avviata dopo un’opera di rimodernamento, costata oltre 500.000.000 di euro. Inoltre, con l’avvento di questo modello, BMW decise di utilizzare, per la prima volta, dei codici identificativi specifici per le diverse varianti come la E66/E67/E68: che indicavano rispettivamente i modelli a passo lungo, High Security (con blindatura) e le BMW Hydrogen 7, alimentate a idrogeno.

Le innovazioni. La BMW Serie 7 E65 era l’auto di produzione più avanzata che la Casa bavarese avesse mai prodotto. E, come modello di punta, introdusse importanti dotazioni tecnologiche anticipando la futura generazione di vetture BMW. Per la prima volta, una berlina di produzione poteva essere dotata di un assetto dinamico con barre antirollio attive Active Roll Stabilization (ARS), declinate successivamente come Adaptive Drive e Dynamic Drive. L'ARS si avvaleva di un sistema idraulico centralizzato per contrastare attivamente i movimenti indesiderati del corpo vettura in curva. Ciò si traduceva in una maggior stabilità del veicolo e, accoppiato con l'Electronic Damper Control-Continuous (EDC-C), elevava a nuove vette il livello di comfort per i passeggeri.
L’elettronica di bordo era suddivisa in due macro sistemi Can-Bus con fibra ottica: il MOST Bus (Media Orientated System Transport) e "Byteflight" (bus dei sistemi di sicurezza), operanti rispettivamente a 22,5Mbps e 10Mbps. Il rinnovato controllo elettronico del motore Valvetronic, con l'alzata variabile delle valvole in sostituzione delle farfalle dell'acceleratore, offriva una risposta e un’efficienza maggiori sottolineando la consueta brillantezza di guida delle vetture dell’Elica bianco blu.

Il sistema iDrive. La BMW Serie 7 E65 è passata alla storia anche per aver introdotto un inedito hardware di comando: un’interfaccia gestibile con una singola manopola di controllo. Clima, navigazione, riscaldamento dei sedili, telefonia e impostazioni dell'auto (regolazione della risposta di sospensioni, sterzo e cambio) erano incorporate in un solo sistema. A causa delle complicate strutture dei menu, l’iDrive venne presto soprannominato “I can’t drive” (non so guidare). Le lamentele riguardarono principalmente il numero di procedure e conferme richieste per completare compiti semplici, come la selezione di una frequenza radio o la regolazione delle varie impostazioni per i dispositivi di bordo. Per questo motivo l’iDrive vide diversi aggiornamenti durante la produzione, proprio per rispondere alle difficoltà d’uso riscontrate dai proprietari. Intanto si giungeva ad un punto di non ritorno: le auto di prestigio, nei cinque anni successivi, si sarebbero allineate a questa modalità di interazione uomo-macchina.

Allunga il passo. Da buona ammiraglia, la BMW Serie 7 E65 venne proposta anche a passo lungo: dall’autunno del 2002 iniziava la commercializzazione dei modelli “Li”. Contrassegnati dalla sigla interna E66, avevano un interasse allungato di 140 mm che andavano a tutto vantaggio dei passeggeri posteriori. Inizialmente solo le versioni a benzina erano disponibili a passo lungo ecco quindi le 730Li (sei cilindri, 2.979 cc, 231 CV), 735Li (V8, 3600 cc, 272 CV) e 745Li (V8, 4.398 cc, 333 CV). Successivamente vennero introdotte la nuova variante a gasolio 740 Ld (V8, 3.901 cc, da 258CV) e la top di gamma 760Li con motore sei litri (5.972 cc) V12 da 445 CV. La stessa unità che, opportunamente rivista, equipaggiava l’opulenta Rolls-Royce Phantom.

Il facelift. Nel 2005 la E65 venne sottoposta ad un facelift, indicato internamente come LCI (Life Cicle Impulse). La ricerca di stile per il restyling venne avviata nel 2003, con le vetture aggiornate disponibili da marzo 2005. La gamma delle motorizzazioni venne completamente rinnovata: la 730i passava dall’unità N54 alla N52, da 2.996 cc e 258 CV, le V8 735i e 745i vennero sostituite dalla 740i e dalla 750i (V8, 4.799 cc, 367 CV). Sul fronte diesel, in quegli anni sempre più rilevante anche in questo segmento, la 730d (sei cilindri) passava da 218 a 231 CV mentre la 740d (V8, 258 CV) lasciava il posto alla poderosa 745d, equipaggiata con un 4,4 litri da ben 329 CV e 750 Nm di coppia massima.
La gamma di allestimenti, suddivisa nelle classiche linee “Eletta”, “Attiva” e “Futura” venne completata con la “Eccelsa”, inclusiva dei pregiati rivestimenti Individual e molti degli accessori optional.

Andava anche a idrogeno. BMW fu tra le prime Case ad esplorare propulsioni alternative. Con la E68, nel 2006, debuttava la seconda generazione della Hydrogen 7 dopo le sperimentazioni sulla precedente E38 e la concept 745h del 2001. Sotto il cofano c’era il V12 “N73” della 760Li, qui in grado di erogare 256 CV. La Hydrogen 7 era una vettura “bifuel” a doppia alimentazione: benzina e idrogeno capace di raggiungere una velocità massima di 230 km/h (limitata elettronicamente), accelerando da 0 a 100 km/h in 9,5 secondi. Le performance erano sensibilmente inferiori a quelle dei motori d’ingresso sei cilindri ma il focus era sull’autonomia che, complessivamente, sfiorava i 700 chilometri: il motore endotermico, con un serbatoio di 74 litri poteva percorrere circa 500 km a benzina e circa 200 km a emissioni zero grazie agli 8 kg immagazzinati nel serbatoio di idrogeno liquido.
Trattandosi di un progetto sperimentale, della Hydrogen 7 vennero prodotte solo 100 auto, concesse in comodato d’uso clienti Vip per promuovere la mobilità a idrogeno.

Miglioramento costante. La palette delle vernici si arricchì di nuove e vibranti sfumature, al pari dei rivestimenti interni e alcuni optional come il sedile ortopedico attivo (pensato per i lunghi viaggi in auto), l’interfaccia per l’invio di e-mail mediante connessione Internet o, ancora, il sistema di visione notturna Night Vision.
La maggior delle modifiche interessarono lo stile esterno, con paraurti anteriore e posteriore rimodellati, griglia leggermente più grande e arrotondata. Completamente ridisegnati i fari anteriori, di forma più regolare, mentre la fanaleria posteriore si estendeva parzialmente sul cofano del bagagliaio: in contrapposizione alla precedente, suddivisa in due livelli e impreziosita da un sottile inserto cromato. Inoltre, miglioravano la qualità della verniciatura e delle plastiche, così come venne adottato un volante ridisegnato.

Un benchmark. Nonostante i problemi iniziali, la Serie 7 E65 divenne la generazione più venduta di sempre. Una bella rivincita per Chris Bangle, contro il quale venne indetta persino una petizione affinché fosse licenziato: colpevole, secondo gli appassionati, di aver contaminato lo stile BMW con influenze brutaliste del tutto estranee al DNA sportivo del marchio. Il nuovo corso stilistico, non scevro di rimandi provenienti da altri ambiti della progettazione, divenne simbolo di una nuova avanguardia, poi progressivamente diluita con le generazioni venture.
A distanza di vent’anni, la E65 è considerabile una pietra miliare del design automobilistico contemporaneo, inteso non soltanto in termini di stile ma come progetto nella sua totalità. Iniziava una nuova era per l’ammiraglia “classica”.

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