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07/02/2017 | di Redazione Ruoteclassiche
Icone Ferrari: l’Uovo di Giannino
Sarà una delle star dell’asta di RM Sotheby’s a Monterey in agosto e di un prossimo numero di Ruoteclassiche, ma chi volesse approfittare di una delle rare opportunità finora offerte di vederla da vicino non ha che da recarsi a Parigi nei prossimi giorni. “E’ come se aveste stuprato mia figlia davanti ai miei occhi”: […]
07/02/2017 | di Redazione Ruoteclassiche

Sarà una delle star dell’asta di RM Sotheby’s a Monterey in agosto e di un prossimo numero di Ruoteclassiche, ma chi volesse approfittare di una delle rare opportunità finora offerte di vederla da vicino non ha che da recarsi a Parigi nei prossimi giorni.

“E’ come se aveste stuprato mia figlia davanti ai miei occhi”: fu questa la reazione di Enzo Ferrari quando vide per la prima volta la 212 Export “Uovo” che il giovane conte Giannino Marzotto si era premurato di fargli vedere in anteprima a Maranello (lo riporta Cesare De Agostini nel suo libro sui “La saga dei Marzotto”).

Siamo nel 1951, Giannino aveva 23 anni e l’anno prima aveva vinto la Mille Miglia con una Ferrari guidando in doppiopetto, camicia e cravatta (lo faceva abitualmente per sentirsi più a suo agio che non in tuta, oltre che per essere vestito in modo adeguato nel caso l’auto che guidava lo avesse lasciato a piedi). Oltretutto, era tra i migliori clienti Ferrari per aver acquistato insieme con i fratelli Paolo, Umberto e Vittorio, tutti brillanti gentleman driver (con loro aveva fondato la Scuderia Marzotto) altre vetture di Maranello, ma questo non bastò a calmare l’ira del Drake di fronte a quello che riteneva uno scempio stilistico.

Sembra, inoltre, che questo fatto accellerò la decisione di Ferrari di servirsi di un carrozziere affermato per vestire adeguatamente le sue vetture invece di lasciare assoluta libertà al cliente di scegliere il proprio "sarto" di fiducia. E' subito dopo la Mille Miglia del 1951 che Ferrari si decise a incontrare Battista (Pinin) Farina per mettere a punto un progetto in comune. Ed è da allora che prende il via la fruttuosa collaborazione della Ferrari con il carrozziere torinese.

Giannino, che voleva una vettura molto aerodinamica, aveva fatto disegnare la carrozzeria della “Uovo” dal designer e progettista, nonché scultore Franco Reggiani che, quasi contemporaneamente, mise la sua originale firma anche su una seconda Ferrari dei Marzotto, denominata “Carretto Siciliano”. Entrambe furono realizzate fisicamente dall’artigiano carrozziere vicentino Paolo Fontana.

Il risultato della creatività di Reggiani (che negli anni collaborerà con numerose Case automobilistiche, tra cui la stessa Ferrari, la Maserati e la Stanguellini) forse non può considerarsi dei più riusciti, ma la “Uovo” fece colpo e ancora oggi è una delle vetture di Maranello più famose al mondo. E non solo per la stravaganza della linea, tutta curve e con quella calandra tonda che contribuì ad assegnarle il curioso nomignolo.

Anche l’aspetto tecnico è di primo piano, con il 12 cilindri da 2,5 litri progettato da Gioachino Colombo ed elaborato da Aurelio Lampredi capace di produrre 150 cv di potenza a 6.500 giri. Con lei, Giannino Marzotto rischiò addirittura di vincere una seconda volta la Mille Miglia, gara che condusse in testa fino a quando una rottura non lo costrinse al ritiro.

Acquisita dall’attuale proprietario nel 1986, la “Uovo” non è solo una rarità assoluta ma è anche apparsa raramente in pubblico, se si esclude la partecipazione a una mostra al Museo Ferrari. Sarà messa in vendita da RM Sotheby’s in agosto a Monterey con una stima d’asta non dichiarata ma sicuramente milionaria. Tuttavia, una nuova possibilità di ammirarla c’è: la Uovo sarà esposta a nei prossimi giorni a Rétromobile. Inoltre, la sua storia sarà raccontata con maggiori particolari anche da Ruoteclassiche in uno dei prossimi numeri. Restate connessi.

Gilberto Milano

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