Si preannuncia come un’edizione da record per qualità delle auto esposte, fascino delle rassegne tematiche e affluenza di pubblico quella che celebra i primi otto lustri di vita del salone parigino. Ecco che cosa non dovete assolutamente perdere
Enchanté, esclamano i francesi quando restano colpiti da qualcosa di profondamente bello. Enchanté è la sensazione di chiunque visiti la 40ma edizione di Retromobile a Parigi, che ha aperto i battenti mercoledì 4 per chiuderli domenica 8 febbraio. La rassegna della Ville Lumière si conferma l’appuntamento più importante dell’anno, non foss’altro perché è il primo della nuova stagione, e perché ha raggiunto negli anni un livello elevatissimo. Un po’ in tutto, in verità: qualità delle auto, prezzi, fascino, pubblico. Al punto che l’esposizione rischia di smarrire un po’ la sua funzione, sintetizzabile - per chi si aggira tra gli stand - nella formula “vengo-guardo-compro”, per diventare più sobriamente “vengo-guardo-sogno a occhi aperti”… Perché i prezzi delle auto sono sempre più fuori misura persino per i collezionisti più navigati e facoltosi. E stando agli esperti di mercato, sembra in realtà mancare un vero utente finale, quasi che ci fossero passaggi di mano poco comprensibili e si stesse riavvicinando il terrore dell’esplosione della “bolla”. Staremo a vedere.
Per prima cosa (o per ultima, come ciliegina sulla torta…) va visitata l’esposizione di Artcurial della collezione Baillon. Un’esperienza che vi resterà scolpita per sempre nella memoria e che fa tornare tutti bambini. I pezzi del più grande ritrovamento del secolo sono esposti in un padiglione a parte con luci soffuse, illuminazione ad arte di ciascuna della auto, musica di sottofondo e ingressi centellinati per limitare la confusione. Questa visita vale da sola il viaggio. Le auto sono andate all’asta oggi venerdì 6 febbraio e hanno fatto registrare aggiudicazioni record (scoprite tutta la gallery cliccando qui e qui). Il pezzo forte, neanche a dirlo, è una Ferrari: la 250 GT SWB California Spider, che ha riempito le pagine della cronaca rosa locale con un certo Alain Delon al volante: è passata di mano per 16,3 milioni di euro, record per una vettura venduta da Artcurial.
Passando al “Pavillon 1” si entra in un’atmosfera più “terrena” e si curiosa tra le centinaia di stand in cui ci si imbatte nell’area espositiva centrale. Facendosi largo tra le migliaia di visitatori si trova di tutto, dall’automobilia più ricercata, ai ricambisti (per lo più per auto francesi), ai club di marca e di modello, alle case automobilistiche con presenze ufficiali e ai concessionari più esclusivi del pianeta, che espongono (e vendono…) autentici pezzi da museo, come Alfa 33 Le Mans, Porsche 904 e 906, 550 Spyder, Ferrari 250 a profusione, Maserati, Rolls-Royce e tutto ciò che può lasciare davvero senza fiato.
La presenza delle case automobilistiche vede i padroni di casa giocare da protagonisti, con Citroën che celebra degnamente i sessant'anni della “dea” DS; Peugeot gli 80 anni della 402, i 60 della 403, i 50 della 204 e i 40 della 604; Renault i 50 anni della 16 e ancora i sessant'anni della Alpine. Importante anche la presenza di Mercedes che espone la 540K Stromlinienwagen provata anche da Ruoteclassiche sul fascicolo di ottobre, assieme alla C111 con motore Wankel e al prototipo della SL Gullwing. Presente anche la Skoda con qualche pezzo curioso, come la 966 Supersport del 1950.
Grande impatto all’interno della fiera parigina hanno poi alcune esposizioni tematiche, come quella delle tre incantevoli Bugatti Royale: la Esders, la Park Ward e Coupé Napoleon, tre maestosi esemplari ricostruiti o restaurati delle sole sei costruite. O ancora i dodici capolavori presentati da Corrado Lopresto, tra cui la Alfa Romeo 6C 1750 GS Zagato Aprile vincitrice a Villa d’Este lo scorso anno, con il collezionista nostro portabandiera che presenzia al suo stand senza negare un sorriso e una parola a ciascuno dei visitatori. E infine la rassegna delle Pegaso, sportive spagnole degli anni 50 firmate dalla Touring per mano del grande maestro Bianchi Anderloni, che raramente si ha occasione di vedere radunate tutte insieme.
D. G.