Citroën e il suo sogno nel cassetto: una 2CV bianca e… - Ruoteclassiche
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23/04/2015 | di Redazione Ruoteclassiche
Citroën e il suo sogno nel cassetto: una 2CV bianca e…
La filiale italiana della Casa francese rintraccia il grafico che ha realizzato alcune delle serie speciali di maggior successo della 2 CV e gli affida il compito di realizzare l’unica versione che non è mai riuscito a far produrre all’epoca. Sarà un esemplare unico che Citroën Italia sta realizzando proprio con la supervisione di Serge Gevin, l’artista, il designer e il grafico francese di un tempo.
23/04/2015 | di Redazione Ruoteclassiche

La filiale italiana della Casa francese rintraccia il grafico che ha realizzato alcune delle serie speciali di maggior successo della 2 CV e gli affida il compito di realizzare l’unica versione che non è mai riuscito a far produrre all’epoca. Sarà un esemplare unico che Citroën Italia sta realizzando proprio con la supervisione di Serge Gevin, l’artista, il designer e il grafico francese di un tempo, che seguirà di persona  l’iniziativa utilizzando le lamiere di una 2 CV Club del 1982.

L’idea di dipingere in bicolore la livrea di alcune versioni della 2 CV venne a Serge Gevin alla fine degli anni 70. La prima serie speciale della 2 CV fu denominata Spot, la cui carrozzeria bianca e arancio riprendeva i motivi tipici delle sedie da spiaggia. Da questa versione derivò negli anni Ottanta la 2 CV Charleston (nero-giallo, nero-rosso, doppia tonalità di grigio), la Dolly e altre ancora. Il suo sogno nel cassetto resta però quest’ultima: “Deve essere bianca e gialla. La scocca bianca, i parafanghi gialli, così come il cofano posteriore e la capote. I paraurti devono essere bianchi, come le scocche dei fari (rotondi, mi raccomando), bianchi anche i cerchi delle ruote. Sul bagagliaio c'è il disegno di un salvagente e sulle portiere un cappello da marinaio e una pipa. Guardandola, si deve pensare al cielo, al mare, al sole, alla gioia di vivere”.

Come nacque la 2CV
La leggenda narra che fu Pierre-Jules Boulanger, capo della Citroën negli anni Trenta, a indirizzare il lavoro dei suoi progettisti scrivendo sul proprio taccuino le linee guida dell’auto che avrebbe dovuto sostituire la coppia di cavalli che ogni contadino usava per trasportare le proprie masserizie. E con lei raddrizzare le sorti della Citroën dell’epoca, a rischio bancarotta.

“Voglio quattro ruote sotto un ombrello, capace di trasportare una coppia di contadini, cinquanta chili di patate e un paniere di uova attraverso un campo arato. Senza rompere un uovo” scrisse Boulanger. Scrisse anche che doveva essere economica, semplice, affidabile e sicura. Consegnò il taccuino al progettista André Lefebvre e attese i risultati. Nacque così la 2 CV. O meglio, nacque così nel 1939 la TPV (Trés Petite Voiture, vettura molto piccola). Poi arrivò la guerra a fermare tutto.

Alla ripresa, nel 1945, Boulanger rispolvera il progetto TPV e affida allo stilista Flaminio Bertoni il compito di aggiornare l’aspetto della futura 2 CV con un abito più attraente e moderno. Il risultato lo conosciamo tutti. Nel 1948 la 2 CV entra in commercio. Il motore da 375 cm³ iniziale (due cavalli fiscali) passa subito a 425 cm³ e, alla fine dei '60, a 435 e 602 cm³. Quest'ultimo prodotto, come la 2 CV, fino al 27 luglio 1990.

Tra il 1948 ed il 1990 saranno oltre cinque milioni le 2 CV (e derivate) prodotte. Dalla 2 CV hanno avuto origine i veicoli commerciali tipo furgonetta AZU e AK, l'AMI6 berlina e break, la Dyane, la Méhari, l'AMI8 berlina e break, l'AMI Super e la M35 (quanto a telaio), la LN (motore) e la furgonett Acadiane.

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