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Le italiane di moda – prima parte

Come rendere più sofisticata una citycar, anzi – diciamolo – un’utilitaria italiana degli anni Ottanta? Semplice: rivestendola dei tessuti e dei colori dell’alta moda italiana. Così sono nate l’Alfasud by Valentino, la Panda 4×4 Sisley e la Y10 Missoni.

Tanti la vogliono, o meglio possono permettersela. Nessuno vuole chiamare utilitaria la sua auto di fascia medio-bassa. Una quasi-parolaccia che in concessionaria è diventata un tabù. Ecco perché le Case hanno sempre cercato di distinguerla aggiungendo un “plus” con gli allestimenti speciali in edizione limitata. A volte, per ringiovanire un prodotto nel mezzo del cammin della sua vita commerciale. Più spesso, per indirizzare il prodotto a una clientela precisa, per esempio quella femminile o più giovane. Essendo in Italia, la scelta di griffarle con i grandi nomi della moda è venuta naturale. In quest’ottica sono state concepite l’Alfasud by Valentino, la Panda 4×4 Sisley e la Y10 Missoni. Per piacere alla gente che vuole farsi piacere un po’ di più.

Valentino pour femme. A 40 anni di distanza, l’abbinamento tra un’auto discussa come l’Alfasud e un nome “alto” come Valentino può stupire. L’operazione ha dimostrato che anche la più proletaria delle Alfa Romeo ha potuto permettersi di respirare l’aria rarefatta della high-snobiety modaiola. L’Alfasud by Valentino è nata nel 1980 con la terza serie 4 porte, restilizzata con il giusto spargimento di plastica nera per ringiovanire le linee di Giugiaro e affacciarla al nuovo decennio. Quella con il nome affittato dallo stilista Valentino Garavani rappresenta il tentativo di avvicinare la clientela femminile, che si era sempre tenuta lontana dallo “scarafone”. Ogni gentile cliente riceveva una borsa disegnata da Valentino in armonia con lo stile dell’ auto. Il motore era il collaudato 1.2 litri da 68 cv con cambio a cinque marce, aggiornato fino al 1982 nelle versioni 1.3 e 1.5 da 86 cv, queste ultime vendute anche in Germania. Se c’era una ragione per comprarla, era naturalmente l’abito. I maligni potrebbero suggerire che il ricercato bronzo metallizzato fosse stato scelto per dissimulare i famigerati problemi di ruggine dell’Alfasud. La verità è che sta benissimo con il tetto “appiattito” dalla verniciatura nera a contrasto. Le fiancate sono impreziosite dalla doppia filettatura in nero e oro, che sale sui montanti posteriori, interrotta dal logo della maison italiana. Anche i cerchi sono anodizzati oro, mentre gli interni si distinguono per il volante in legno e i sedili in velluto nero con piping rosso. Furono costruite 2.199 Valentino con motore 1.2 per il mercato italiano, 898 da 1.351 cc e 872 da litro e mezzo.

Panda 4×4 Sisley, nata per l’azione. “Se appartenete a una specie migratrice e la giungla d’asfalto vi va stretta, provate a catturare una Panda 4×4 Sisley” diceva la pubblicità dell’epoca. Beh, la Panda 4×4 Sisley ha funzionato così bene che ancora oggi è una Youngtimer molto ricercata. Debutta nel 1987 in complicità con l’omonima azienda di moda per magnificare l’attitudine della piccola Fiat trazione integrale. Fuori la riconosci al volo perché – nonostante la vocazione avventurosa – si presenta nelle ricercate tinte bordeaux, grigio e verde scuro metallizzate su cerchi color crema. Il marchio Sisley spicca sulla calandra verniciata in tinta, sottoforma di adesivo sottoporta e con il celebre logo della canoa sui fascioni laterali. Anche la presa d’aria dinamica è disegnata su specifica. La Sisley sfoggia degli interni particolarmente curati, con sedili in vellutino rigato nella parte centrale e la finta pelle “country” di colore beige sulle fasce, con logo della canoa impresso. Anche le cinture di sicurezza sono marchiate Sisley: non s’era mai visto su una Panda! Il quadro strumenti ha una grafica gialla dedicata, con volante a 4 razze e pulsante clacson con la solita canoa. In aggiunta troviamo l’inclinometro, il lavafari e i paraspruzzi specifici. All’avventura, sì, ma vestiti come si deve.

Alla Y10 piace Missoni. Poche citycar respirano l’atmosfera edonistica e ottimista degli anni Ottanta come la Y10 Missoni. Appartiene alla scenografia della “Milano da bere” dove le donne si vestivano con i tailleur rigorosi e spallati tipo Armani. Missoni ha lasciato il segno su un’altra straordinaria youngtimer all’insegna del design, della classe e dell’esclusività in formato Autobianchi. La Y10 Missoni è presentata nell’ottobre del 1987 dal sorridente Ottavio “Tai” in persona, che si presta ad apparire anche nello spot di lancio. La Fire LX è vestita di un bell’abitino in blu Memphis metallizzato (codice 458), intonato con gli interni in Alcantara nocciola e i sedili in velluto “Missonato” a righe, disegnati appositamente.  L’allestimento comprende i vetri elettrici e la chiusura centralizzata. La Missoni è stata costruita dal settembre del 1987 fino all’anno successivo. Insieme alla Fila, altro marchio prestato alla Y10, è una delle serie più rare e ricercate dagli appassionati, con quotazioni relativamente importanti.

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